Sabato, il movimento No Kings ha portato in piazza milioni di persone in oltre 2’600 città statunitensi, in quella che gli organizzatori definiscono “una delle più imponenti proteste di piazza della storia americana”. Le manifestazioni hanno visto la partecipazione di volti noti della politica democratica, ma non ancora l’emergere di una singola figura dietro alla quale si possa unire l’opposizione.
“Sono qui oggi perché abbiamo un presidente che sta abusando dei suoi poteri, che dispiega i soldati nelle strade delle città americane solo per mostrarsi forte”, ha dichiarato una manifestante, sintetizzando il sentimento diffuso tra i partecipanti.
Intervistato da SEIDISERA, il giornalista statunitense e docente universitario Andrew Spannaus ha spiegato che il malcontento cresce perché “Trump non si ferma, non frena”. Le proteste, inizialmente spontanee, si sono evolute in eventi più strutturati, anche dal punto di vista della comunicazione. “Qualche mese fa la gente protestava, solo che non si vedeva molto e la stampa ne parlava meno”, ha osservato. Ad aver suscitato maggiore opposizione è l’utilizzo da parte di Trump delle truppe militari nelle città statunitensi.
Sul fronte Democratico, si nota una maggiore unità nel voler contrastare Trump, ma non si sta cercando un vero e proprio “anti-Trump”. “Questo è il paradosso”, ha detto Spannaus. “I Democratici adesso dalla base sentono una grande pressione per opporsi a Trump e quindi anche Chuck Schumer, che è moderato, capo del Senato, si fa vedere in piazza”. Tuttavia, in vista delle elezioni di medio termine, è importante non avere un messaggio unico: ”Il messaggio con cui puoi vincere in Kansas non è quello con cui vinci a Manhattan”, ha concluso.