Facebook Inc. sta vivendo giorni particolarmente difficili: la galassia che fa capo al colosso della Silicon Valley si è fermata lunedì sera per circa sei ore, mettendo fuori uso Facebook, Instagram e WhatsApp per oltre 3 miliardi di persone. Inoltre, una ex dipendente dell'azienda di Mark Zuckerberg, Frances Haugen, lo ha accusato pubblicamente di favorire la disinformazione e di "voler spaccare la società". Che impatto reputazionale hanno questi ultimi tasselli sul gigante statunitense? Quali sono i nuovi elementi di queste rivelazioni? Modem ne ha parlato con Paul Olivier Dehaye, matematico, ha studiato alla Stanford University e ha contribuito a portare alla luce lo scanalo Cambridge Analytica.
"Non occorre essere dei matematici per rendersi conto che Mark Zuckerberg ha costruito un impero sul principio del "vai veloce e rompi le cose"; beh, l'altro ieri in effetti si è rotta l'infrastruttura di Facebook trascinandone con sé altre. Ora i governi se ne stanno rendendo conto perché i problemi di Facebook sono sotto gli occhi di tutti".
Quali sono le novità delle rivelazioni di Fances Haugen?
"Beh, in passato giornalisti e attivisti avevano già raccontato dei problemi dell'azienda. Facebook rispose che stava facendo del suo meglio per correggere un meccanismo molto complesso. Ora questa whistleblower, questa denunciatrice, ha portato diversi documenti che mostrano come Facebook fosse cosciente di certe problematiche e che abbia deciso di non agire o di agire proteggendo i propri interessi economici. Questo si può in parte capire, rispetto ai propri azionisti, ma pone alcune nuove domande come: qual è il ruolo dell'informazione nelle nostre società? e qual è il meccanismo in grado di sanare le dinamiche commerciali all'interno dell'ecosistema dell'informazione?"
Facebook, la testimonianza
Telegiornale 05.10.2021, 22:00
Cosa l'ha stupita di più in questa storia?
"Il solo punto veramente sorprendente è il fatto che Haugen si sia rivolta alla Commissione per la sicurezza e gli scambi commerciali con un dossier molto solido e a prima vista volto a denunciare una frode ai danni degli investitori. Frode perché si sono nascosti gli effetti negativi del business plan di Facebook. È come se si denunciasse un fabbricante di sigarette per aver nascosto ai suoi azionisti, per 20 anni, che il fumo provoca il cancro e che questo potrebbe portare a delle azioni legali".
Come si combatte l'opacità di queste multinazionali che maneggiano i nostri dati
"Non si può guardare queste aziende unicamente attraverso il prisma dei denunciatori della Silicon Valley ma, ciò detto, il digitale porta a un accentramento assoluto del potere e a una completa opacità sulle catene di produzione che riguardano i dati personali. Quindi è indispensabile che vi siano anche delle persone che denunciano lo sfruttamento digitale di altri esseri umani, del mancato rispetto della loro dignità e dei loro interessi legittimi. In questo senso lancio un appello alla Svizzera, e forse alla Ginevra internazionale, affinché abbraccino questa causa e prendano posizione sui whistleblower del settore digitale. Non si tratta di un problema che tocca unicamente gli Stati Uniti ma è ormai mondiale".
Ci sarà un effetto domino, con altri dipendenti o ex dipendenti che vorranno esprimersi?
"Abbiamo visto nel caso di Cambridge analytica come un denunciatore ne attira altri, magari non tutti senza macchia, ma per quanto riguarda Facebook stiamo parlando di giovani con una carriera promettente davanti a loro e credo che, anche senza voler fare il wistleblower, convenga abbandonare la nave Facebook che sta affondando, per poter trovare un altro impiego prima che sia troppo tardi".
La sua reputazione ha subito dei danni: ma sotto il cappello di Facebook Inc. ci sono altre società, come WhatsApp, che funzionano e continuano a crescere…
"Possiamo vedere come la capacità di Facebook di proporre nuovi servizi sia minima. Dai documenti trapelati sappiamo che la società ha deciso, ad esempio, di rinunciare allo sviluppo di Instagram for kids, stessa cosa aveva fatto con la criptomoneta Libra perché la gente non si fida più. Questo è cruciale perché i creatori di sistemi innovativi si rivolgeranno altrove e Facebook sarà obbligata ad acquistarli più tardi, dopo essere stati commercializzati da altri. Mi ricordo che nel 2006, quando ho terminato l'Università di Stanford, moltissimi giovani sono stati assunti da Facebook. Il loro numero è andato calando negli anni ed ora l'innovazione non è più di casa da Facebook nella Silicon Valley".
Il tonfo di Facebook
Modem 06.10.2021, 08:20