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Donald Tusk: “Pace in Ucraina questione di settimane”

Il premier polacco guarda alle mosse di Washington, ma Kiev potrebbe dover accettare compromessi territoriali. Il 6 gennaio vertice forse decisivo

  • Un'ora fa
Nuove reclute hanno partecipato il 29 dicembre alle esercitazioni in un campo di addestramento nella regione di Zaporizhia
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SEIDISERA del 30.12.2025 - L’approfondimento di Pierre Ograbek

RSI Info 30.12.2025, 20:25

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Di: SEIDISERA-Pierre Ograbek/sdr 

La pace in Ucraina potrebbe essere “questione di settimane”, non di mesi né di anni. Lo dice il primo ministro polacco Donald Tusk, dopo un nuovo incontro virtuale tra gli alleati europei di Kiev, a cui hanno partecipato anche rappresentanti della NATO.

Tusk “conferisce onori e oneri alla Casa Bianca” sulla sicurezza da offrire a un Paese ancora sotto attacco russo. Il premier polacco punta in particolare sulle mosse di Washington dopo la visita del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, accolto due giorni prima (28 dicembre) in Florida, nella residenza di Donald Trump. Proprio Zelensky ha fatto sapere martedì di stare discutendo con Trump anche della possibile presenza di truppe statunitensi in Ucraina.

Il nodo dei compromessi territoriali

Ma l’ottimismo di Tusk non è privo di condizioni. Il primo ministro polacco ha infatti precisato che Kiev dovrà accettare compromessi sulla questione territoriale, un passaggio “delicatissimo” che sta emergendo ora con più insistenza anche tra i leader europei, a fronte dell’impossibilità di contenere l’avanzata dell’Armata russa.

Sui contenuti concreti di questi compromessi, tuttavia, non sono stati forniti dettagli. Un punto fermo, invece, è l’agenda: il 6 gennaio 2026 è previsto un nuovo vertice degli alleati occidentali e, secondo quanto filtra, potrebbero esserci decisioni importanti.

La conta dei morti ed il rischio di esclation

Nel frattempo, la tensione resta altissima. Mosca ha accusato Kiev di aver lanciato 191 droni contro una residenza del presidente Vladimir Putin in una regione tra Mosca e San Pietroburgo. Ma finora non è stata presentata alcuna prova: il Cremlino si è limitato a dire che spetta all’esercito fornire eventuali conferme. Kiev, dal canto suo, invita gli occidentali a non reagire alle accuse diffuse da Mosca. Il ministro degli Esteri ucraino sostiene che l’attacco non avrebbe avuto luogo. Eppure, in Europa crescono i timori: Francia e Germania hanno espresso la preoccupazione che la Russia possa intensificare gli attacchi, con un effetto diretto e devastante sui negoziati.

Sul campo, intanto, “si continua a morire”. Né Mosca né Kiev forniscono dati ufficiali e sistematici sulle perdite militari: sono numeri capaci di scuotere opinione pubblica e reclutamento. Ma qualcuno, con un lavoro paziente e documentale, prova a ricostruire la realtà. La BBC britannica e il sito indipendente russo Mediazona provano a costruire un database di vittime basandosi su fonti pubbliche verificabili, come gli annunci mortuari e i post sui social. La ricerca ha individuato quasi 160.000 soldati russi morti dati; ma le stime complessive potrebbero spingersi fino a 350.000.

Un dettaglio significativo riguarda il profilo dei caduti: secondo questi dati, oggi a morire “sono soprattutto volontari”, attratti da condizioni di ingaggio vantaggiose. Tra loro figurano anche detenuti, che in cambio sperano nella cancellazione della pena. Ma al fronte “le condizioni sono terribili e la speranza di vita è bassissima”.

Anche l’Ucraina tende a limitare la diffusione delle cifre per non scoraggiare chi vorrebbe arruolarsi. Nel febbraio scorso Zelensky aveva indicato 46.000 soldati ucraini morti. Le stime attribuite oggi alla BBC arrivano però a ipotizzare fino a 140.000 militari ucraini caduti, includendo l’incognita dei dispersi.

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