Pietro Majno-Hurst è medico e professore universitario. Insegna chirurgia alla Facoltà di scienze biomediche dell’USI. È fra i firmatari di diversi appelli al Consiglio federale, fra cui uno intitolato “La vergogna di Gaza non deve essere la nostra vergogna”, sottoscritto da oltre 250 medici e operatori sanitari per chiedere di fare tutto il possibile, per mettere fine alla tragedia umanitaria che si sta consumando nella Striscia di Gaza, aprendo anche un corridoio umanitario. Pietro Majno-Hurst è stato ospite venerdì sera al Telegiornale. La sua famiglia, lo ha ribadito lui stesso davanti alle telecamere, è in parte di origine ebraica. Quello di Gaza, ha spiegato, “è un dramma di una grandezza colossale”. Un dramma che si consuma “davanti ai nostri occhi, non possiamo restare senza far niente”. “Sì, vengo da una famiglia di origine ebraica: ho dei cugini in Israele, ma quella (a Gaza, ndr.) è una situazione umanitaria intollerabile, senza se e senza ma”.

Pietro Majno-Hurst ospite al Telegiornale
Majno-Hurst e i 250 firmatari dell’appello chiedono al Consiglio federale di fare di più: “Abbiamo ricevuto una risposta al primo appello del mese di maggio, una risposta standard che diceva che ‘la Svizzera avrebbe continuato a gestire la crisi nell’insegna della continuità’, ma qui ci troviamo davanti a qualcosa di straordinariamente grave e si sta giocando il destino di 2 milioni di persone (gli abitanti di Gaza, ndr.) che stanno morendo di fame. La gente non sopporta più quello che sta succedendo”.
Per dare una mano, da semplici cittadini, il professor Majno-Hurst suggerisce di aiutare, finanziariamente, le “ONG eroiche e la Croce Rossa che sono ancora attive a Gaza”. Questi operatori “hanno bisogno di soldi e aiuti” per continuare a operare. Poi, c’è un secondo consiglio definito più morale: “Chiunque abbia una leva da utilizzare, lo faccia per manifestare la propria indignazione. Non possiamo accettare di restare impotenti. L’impotenza è una nostra scelta, è un’attitudine, possiamo decidere di fare altrimenti”.
Il professore di chirurgia continua spiegando di avere un sogno: “Se ci fosse un terremoto a Tel Aviv partirebbero 50 navi da tutta Europa per dare sacrosanti aiuti. Il mio sogno è che ci sia uno Stato, che scoppi una scintilla che gli faccia dire ‘noi andiamo, venite con noi’. Mi piacerebbe che il nostro Cassis fosse nell’anticamera dei ministri degli esteri degli altri paesi e dica ‘noi andiamo con la Croce Rossa, con il Corpo svizzero di aiuto umanitario, con altre ONG e venite con noi’. Questo oggi sarebbe la cosa giusta da fare”.
Majno-Hurst chiude con un paragone, rispondendo a una domanda sulla neutralità svizzera: “L’arbitro in una partita è neutrale ma se vede un fallo fischia il rigore. Questa non è solo la partita di Gaza, è la partita di tutti i valori dell’Occidente. Abbiamo bisogno che il diritto umanitario venga preservato. La Svizzera ha la dignità per poterlo fare: siamo i custodi del diritto umanitario e dobbiamo fare qualcosa”.