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Il boom del “turismo rosso” in Cina

Il luogo di nascita di Mao Zedong, il punto di svolta della Lunga Marcia, la culla della rivoluzione: i luoghi simbolo della cina comunista contano 2 miliardi di visite all’anno

  • 2 ore fa
Yan'an, strada rossa

Yan'an, strada rossa

  • weibo
Di: Lorenzo Lamperti 

Il luogo di nascita di Mao Zedong, il punto di svolta della Lunga Marcia, il villaggio simbolo del modello agricolo socialista, la culla della rivoluzione comunista. Sono solo alcuni dei centinaia di luoghi che rappresentano il cuore del cosiddetto “turismo rosso”, un fenomeno in costante espansione nella Cina di Xi Jinping. Si tratta dell’incoraggiamento a visitare i siti chiave della storia del Partito comunista cinese (PCC) e della Repubblica Popolare. I numeri sono impressionanti: secondo stime ufficiali, si contano ormai fino a 2 miliardi di visite all’anno a questi luoghi sparsi nell’immenso territorio del Paese asiatico.

Il “turismo rosso” è nato già negli anni Novanta, come iniziativa di valorizzazione della storia del PCC. Non è un caso. Si era nel post Tiananmen e la leadership puntava a rinvigorire il legame tra popolazione e Partito, dopo che era diventato chiaro che le grandi riforme economiche promosse da Deng Xiaoping non si sarebbero accompagnate a riforme politiche. Col tempo, il “turismo rosso” si è trasformato in un fenomeno di massa e in un vero e proprio strumento politico-culturale, capace di coniugare la pedagogia patriottica con la logica del mercato.

Dall’ascesa al potere di Xi, il fenomeno si è enormemente ampliato. Tra il 2013, primo anno della sua presidenza, e il 2024 si è passati da 786 milioni a 2 miliardi di visitatori all’anno. Le ragioni sono sia contingenti che strutturali. Da una parte, incide il rallentamento dei viaggi internazionali che prosegue anche dopo la fine della pandemia di Covid-19. Dall’altra parte, si è fatta più convinta la promozione statale di mete “patriottiche” per il turismo domestico.

Negli ultimi dieci anni, la Cina ha investito oltre 9 miliardi di yuan per restaurare, ampliare o creare musei, parchi tematici e percorsi storici nei luoghi simbolici del Partito. Questi interventi hanno avuto un duplice scopo. Da un lato, rivitalizzare aree rurali marginali, offrendo nuove opportunità di lavoro e turismo locale. Dall’altro, rafforzare l’educazione ideologica e la memoria collettiva, particolarmente tra i giovani e i quadri del Partito.

Yan'an

Yan'an

  • China Daily

Il cuore pulsante del mito rivoluzionario cinese si trova a Yan’an, situata nella provincia centrale dello Shaanxi. Dopo la Lunga Marcia del 1934-35, l’Armata Rossa stabilì qui la propria base operativa dal 1937 al 1947, trasformando questa remota città scavata nella roccia in un laboratorio politico e ideologico. Fu a Yan’an che il Partito Comunista elaborò la propria dottrina, consolidò il culto della disciplina e definì il principio del “Partito che guida l’esercito”. Oggi la città è un vasto museo a cielo aperto, con le grotte in cui vissero Mao Zedong, Zhou Enlai e altri leader trasformate in attrazioni turistiche. Il Memoriale Rivoluzionario e spettacoli multimediali ricostruiscono le vicende della resistenza comunista, mentre i turisti, spesso giovani, possono vestirsi con le uniformi blu dei soldati dell’epoca e partecipare a ricostruzioni storiche delle battaglie.

Ruijin

Ruijin

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Molto più a Sud, nella provincia dello Jiangxi, si trova invece Jinggangshan. Considerata la “culla della rivoluzione cinese”, è qui che nel 1927 fu fondata la prima base rurale rivoluzionaria del PCC, sperimentando la strategia della guerriglia contadina che sarebbe poi diventata la chiave del successo nella guerra civile contro i nazionalisti del Kuomintang (KMT). Jinggangshan è oggi un luogo di pellegrinaggio per milioni di cinesi: il Museo della Rivoluzione conserva armi, uniformi e documenti, mentre nei dintorni si visitano le antiche postazioni militari, le case dei comandanti e i cimiteri dei martiri. Le autorità locali hanno sviluppato percorsi naturalistici e culturali che uniscono patriottismo e ecoturismo, rafforzando l’idea che la “via rossa” e quella verde della sostenibilità possano coesistere. Sempre nello Jiangxi si trova anche Ruijin, sede della Repubblica Sovietica Cinese, esperimento maoista che durò dal 1931 al 1934, quando il governo centrale era ancora in mano al KMT.

Jinggangshan

Jinggangshan

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Nella provincia di Shanxi, il villaggio di Dazhai fu promosso negli anni Sessanta come modello di autosufficienza agricola durante la campagna “Impara da Dazhai”. Oggi ospita un museo che racconta la storia del villaggio e delle riforme agrarie maoiste.

Zunyi

Zunyi

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Tra gli altri luoghi più visitati del “turismo rosso” figura anche Zunyi, nella provincia del Guizhou, teatro della conferenza del 1935 durante la quale Mao consolidò la sua leadership durante la Lunga Marcia. La casa in mattoni e legno che ospitò quella riunione è oggi un museo, visitato per due volte da Xi in persona, che ha celebrato Zunyi come simbolo dell’”eredità spirituale duratura” della rivoluzione.

Shaoshan

Shaoshan

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C’è poi Shaoshan, provincia dello Hunan, città natale di Mao che conserva un enorme complesso museale dedicato al “grande timoniere”, inclusa la sua abitazione in legno e argilla. Spostandosi a nord, nella provincia dello Hebei, si trova Xibaipo, l’ultima base strategica del PCC prima della conquista di Pechino e della “vittoria definitiva”.

Sul piano simbolico, il turismo rosso incarna una nuova forma di ritualità civile. Le visite funzionano come atti di appartenenza alla comunità nazionale e come momenti di riconciliazione tra la modernità tecnologica della Cina odierna e il suo passato rivoluzionario. Xi ha più volte ribadito la centralità di questa “memoria rossa” nella costruzione di una “fiducia storica nel socialismo”.

Dietro la retorica patriottica, il turismo rosso riflette anche un uso selettivo e controllato della memoria. Nei musei e nei percorsi ufficiali, non si menzionano le tragedie del Grande Balzo in Avanti o della stessa Rivoluzione Culturale. In questo senso, il turismo rosso non è soltanto un viaggio nel passato, ma anche una forma di costruzione del presente.

Un modo per rafforzare la legittimità della leadership attuale. Tanto che, di recente, è molto visitato anche Liangjiahe, villaggio dello Shaanxi in cui lo stesso Xi ha vissuto per sette anni durante la Rivoluzione Culturale. 

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