Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha esortato venerdì i suoi alleati a reagire “con decisione” ai nuovi attacchi notturni della Russia in Ucraina che, secondo il Presidente ucraino, sono stati effettuati con più di 400 droni e 40 missili. “La Russia deve essere ritenuta responsabile. Fin dai primi minuti di questa guerra ha bombardato città e villaggi per distruggere vite umane”, ha affermato. “Ora è il momento che l’America, l’Europa e il mondo intero fermino insieme questa guerra facendo pressione sulla Russia”, ha aggiunto in un messaggio sui social network.
L’attacco russo ha provocato almeno quattro morti a Kiev nella notte tra giovedì e venerdì, secondo le autorità locali, ma diverse altre regioni hanno subito pesanti bombardamenti. “È confermato il decesso di quattro persone nella capitale”, ha dichiarato il sindaco Vitalii Klitschko sui social, dopo aver evocato inizialmente un bilancio di un morto e una ventina di feriti, 16 dei quali ricoverati in ospedale.
Tra le località ucraine bombardate dall’esercito del Cremlino c’è Lutsk, grosso centro con oltre 200’000 abitanti situato non lontano dal confine polacco, dove “un massiccio attacco di missili e droni” ha parzialmente distrutto un edificio residenziale, ferendo cinque persone, secondo quanto ha riferito il capo dell’amministrazione militare regionale Ivan Rudnytsky.
Sempre a ovest, la regione di Ternopoli ha subito “l’attacco aereo più massiccio finora”, con “attacchi multipli”, stando a quanto ha reso noto Vyacheslav Negoda, omologo di Rudnytsky come responsabile dell’amministrazione militare regionale.
L’esercito russo ha bombardato anche Leopoli, a mezz’ora di macchina dalla Polonia, Poltava - dove tre persone sono rimaste ferite nell’attacco - e anche le regioni di Chernihiv (quattro feriti), Khmelnytskyi (situata nell’Ucraina centro-occidentale e dove si trova un’immensa centrale nucleare) e la metropoli meridionale di Kherson, rimasta in parte senza elettricità dopo gli attacchi.
Sotto i bombardamenti a Kiev anche la figlia del generale Kellogg
L’intensità degli attacchi è stata confermata anche da Meaghan Mobbs, figlia dell’inviato speciale di Donald Trump per l’Ucraina, il generale Keith Kellogg. Meaghan - che è a capo della RT Weatherman Foundation, organizzazione benefica che aiuta l’Ucraina fin dall’inizio dell’invasione su vasta scala - si è rivolta al padre dopo il massiccio attacco russo segnalando: “Che rumorosa notte a Kiev, papà. Saranno forse le esplosioni e gli spari nel cuore della notte, ma ho la strana sensazione che i russi non vogliano la pace.”
In un altro post, la figlia di Kellogg evidenzia al padre che “la Russia vuole farti credere che stia contrattaccando, ma gli attacchi di precisione dell’Ucraina sono avvenuti in risposta ai continui attacchi russi contro i civili e solo dopo che Putin ha rifiutato un cessate il fuoco. Vuole solo più guerra, e tutta l’Ucraina”.
Droni ucraini su basi aeree e depositi di carburante russi
L’Ucraina ha a sua volta bombardato nella notte il territorio russo, colpendo però basi aeree e depositi di carburante sparsi in varie regioni. A Engels sono stati confermati bombardamenti multipli su almeno tre serbatoi di carburante e lubrificanti che hanno causato esplosioni e incendi su vasta scala.
I droni di Kiev hanno colpito il campo d’aviazione di Engels nella regione di Saratov, già attaccato a più riprese dal 2024. Stessa sorte è toccata alla base di Diaghilevo, nell’oblast di Ryazan, dove sono di stanza aerei cisterna e caccia di scorta. Inoltre, i media russi riferiscono che un elicottero Mi-8 è stato distrutto e un elicottero Mi-35 è stato danneggiato nell’attacco all’aeroporto militare di Bryansk giovedì sera. Secondo quanto riferito, l’elicottero Mi-8 è bruciato completamente e il suo equipaggiamento da combattimento è esploso.
Ancora in Russia, il sindaco di Mosca, Sergei Sobyanin, ha dichiarato che la capitale è stata presa di mira da una decina di droni ucraini durante la notte. Tre aeroporti che servono la città sono stati temporaneamente chiusi, secondo l’agenzia per il trasporto aereo, che ha poi revocato le restrizioni.

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