Abissi svelati

Sulla rotta dei naufraghi antichi

Guido Gay, l’ingegnere che esplora il Mediterraneo- Dai ROV militari ai relitti antichi: l’avventura solitaria di un pioniere tra tecnologia, mare e archeologia

  • Un'ora fa
immagine
17:26

Sulla rotta dei naufragi

Falò 23.12.2025, 21:10

Di: Massimo e Lorenzo Cappon (Falò) 

È stato il pioniere dell’esplorazione subacquea affidata ai minibatiscafi leggeri, droni telecomandati capaci di muoversi e filmare fino a 4’000 metri di profondità. I ROV della serie Pluto, progettati a Balerna e costruiti a Lomazzo, sono piccoli gioielli hi-tech di grande successo, in dotazione a molte Marine Militari per la ricerca delle mine e nell’industria petrolifera per il controllo dei gasdotti. Il loro inventore è un ingegnere italo-svizzero, Guido Gay, 86 anni insospettabili. Vent’anni fa, nell’età della pensione, ha deciso di dedicarsi ad una originale avventura solitaria negli abissi. Appassionato velista, ha trasformato il suo Daedalus, un catamarano di 21 metri, in una piccola Calypso, la celebre nave oceanografica di Jacques Cousteau, ha sistemato a bordo due minibatiscafi della serie più moderna e ha cominciato a setacciare i fondali del Mediterraneo, filmando quello che scopriva.

Guido Gay

Guido Gay

I risultati sono apparsi subito straordinari, hanno richiamato titoli da prima pagina e hanno fatto storia. Come nel 2012, quando davanti ai fari del Pluto-Palla sono riapparsi i cannoni della celebre corazzata Roma, l’orgoglio della flotta italiana durante l’ultima guerra. Era stata affondata dai tedeschi nel 1943 davanti alle coste della Sardegna, diventando la tomba di 1’352 marinai. La scoperta è avvenuta a 1’215 metri di profondità, all’interno di un canyon sottomarino che l’aveva nascosta fino ad allora. Poi sono venuti anche il Transylvania, il Francesco Crispi, il Principe Umberto, il Messerschmitt Gigant, l’aereo piu’ grande della Seconda Guerra Mondiale.

Il relitto della corazzata Roma

Il relitto della corazzata Roma

Negli ultimi dieci anni, Gay ha preferito piuttosto la ricerca archeologica, nella quale ha trovato la collaborazione scientifica della università Cà Foscari di Venezia. Oggi può vantare la scoperta di 45 relitti di età greco-romana, a profondità irraggiungibili per qualsiasi subacqueo. Il legno delle navi è completamente scomparso, ma resta a indicarne le dimensioni la forma del carico, rappresentato da migliaia di anfore cariche di olio o vino, marmi e oggetti in terracotta.

L’ultima impresa del Daedalus si è conclusa l’estate scorsa: 2’300 miglia da La Spezia a Cadice, oltre le mitiche Colonne d’Ercole, sulla rotta delle navi imperiali che collegavano Roma con le provincie più lontane. L’interesse era concentrato questa volta sull’ alto mare, nella convinzione che le navi dell’epoca fossero in grado di affontarlo, smentendo il luogo comune che si praticasse ancora una navigazione costiera. La ricerca è stata premiata da nuove, emozionanti scoperte.

Il catamarano Daedalus

Il catamarano Daedalus

“Ho voluto estendere la ricerca dopo aver trovato le mie prime anfore a oltre 500 metri di profondità e fuori vista della costa. Ho potuto così confermare che da Ostia Antica e Pozzuoli, i due grandi porti di Roma, si praticava già una navigazione diretta verso la Gallia e la Spagna, attraversando il pericoloso Golfo del Leone”, racconta davanti alle telecamere di Falò.

Sui tanti relitti scoperti tra Francia e Italia, Gay si è sempre limitato a scattare fotografie o a filmare immagini, convinto che i relitti vadano toccati il meno possibile. Anche a grandi profondità, purtroppo, si possono fare grandi danni.

“Le telecamere del Pluto sono lì a confermarlo”, spiega Gay alla RSI. “Le reti a strascico dei pescatori possono fare a pezzi vasi e anfore di un relitto archeologico”. La segnalazione precisa di un relitto alla Soprintendenza e alla Capitaneria può costribuire ad evitarlo, istituendo aree vietate a questo tipo di pesca. La ricerca di Guido Gay è impegnata anche su questo fronte.

logo.png

Tutte le edizioni di Falò

rsi_social_trademark_WA 1.png

Entra nel canale WhatsApp RSI Info

Iscriviti per non perdere le notizie e i nostri contributi più rilevanti

Ti potrebbe interessare