I negoziati tra Russia e Stati Uniti registrano dei progressi lenti ma costanti. È quanto ha affermato oggi il Ministero degli affari esteri russo tramite la portavoce Maria Zakharova. E nel frattempo però accusa i paesi europei di ostacolare questi progressi. Mosca invita dunque gli Stati Uniti a respingere tali interferenze europee.
Il Cremlino sta analizzando la nuova versione del piano di pace americano per l’Ucraina. La guerra ha avuto un impatto notevole sull’economia russa, anche a causa delle numerose sanzioni occidentali introdotte dopo l’aggressione militare russa. Cosa indicano gli ultimi dati disponibili? SEIDISERA lo ha chiesto al collaboratore da Mosca Giuseppe D’Amato.
“La notizia positiva - afferma D’Amato a SEIDISERA - è che il Governo è riuscito ad evitare la recessione che alla fine dell’estate pareva vicina. Nel 2025 l’economia russa è cresciuta attorno ad un 0,6-0,8%, ma le cifre divergono a seconda delle fonti. L’industria militare tira l’economia, ma altri settori, come quelli dell’estrazione e delle costruzioni, ad esempio, sono sull’orlo della bancarotta. Le due grandi compagnie dell’energia, Rosneft e Gazprom, hanno conti profondamente in rosso. Le ferrovie russe hanno 50 miliardi di dollari di debito. In numerosi settori sono iniziati i licenziamenti, anche se la disoccupazione rimane bassa. La Russia soffre enormemente della mancanza di manodopera. Nella vita quotidiana, il russo medio si è visto aumentare sensibilmente le tasse ed il costo dei servizi abitativi. L’inflazione ha toccato un tasso del 20% annuale, ma ufficialmente oggi è al 6%. Il caro-carrello della spesa rimane comunque un problema per la popolazione”.
Ci sono dunque diversi dati e cifre che vengono diffusi in questo periodo e che attestano difficoltà economiche sempre maggiori per il presidente Putin. Viene dunque da chiedersi se tutto questo non venga nascosto.
“Sì - conferma D’Amato a SEIDISERA - alcuni dati economici e sociali sono secretati in Russia, altri sono messi meno in luce. Ad esempio la legge finanziaria per il 2026 è stata calcolata su un prezzo del petrolio attorno ai 59 dollari al barile mentre oggi il petrolio russo è venduto a circa 35 dollari il che significa che presto, in estate forse, ci sarà un altro buco nel bilancio statale da colmare, come successo l’estate scorsa. Le entrate dalla vendita delle materie prime sono una voce fondamentale del bilancio federale, soprattutto ora che i fondi di riserva stanno finendo o sono finiti. Se a livello internazionale il prezzo del barile non risalirà, saranno notevoli i grattacapi per la Russia. Cosa farà il Governo? La domanda è questa: dopo aver portato l’IVA dal 20 al 22%, dal 2 gennaio aumenterà ulteriormente le tasse alla popolazione? Non sarà facile trovare la risposta”.





