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Svolta sul vino analcolico in Italia

Dal “non è vino” al via libera: con il nuovo decreto fiscale nasce in Italia la produzione certificata di vini analcolici

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Quest'anno solo i prodotti senza alcol hanno il piede incollato all'acceleratore a livello internazionale

Quest'anno solo i prodotti senza alcol hanno il piede incollato all'acceleratore a livello internazionale

  • Immagine d'archivio Keystone
Di: SDA/DPA/sdr 

Per decenni in Italia ha retto una regola non scritta: il vino senza alcol non è vino. In questi giorni, tuttavia, qualcosa di importante è accaduto. A Roma il Ministero dell’Economia e delle Finanze e quello dell’Agricoltura hanno firmato un decreto che stabilisce il quadro fiscale per la produzione nazionale di vini analcolici, aprendo alla certificazione e alla vendita “made in Italy”. Il settore attendeva da mesi il via libera, ritenuto decisivo per investimenti e procedure.

Il provvedimento si innesta nel percorso UE: dal 2021 i prodotti ottenuti da vino a cui viene eliminato l’alcol possono restare classificati come vino. L’Italia aveva resistito a lungo, perché molti viticoltori, legati alla tradizione, temevano un indebolimento della cultura vinicola. L’attuale mercato globale della categoria NoLo - in cui rientrano anche i dealcolati - vale 2,4 miliardi di dollari ed è destinato a raggiungere i 3,3 miliardi di dollari entro il 2028.

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Vini dealcolizzati: una nicchia in espansione

Patti chiari 03.10.2025, 20:41

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