La scheda

Quali precauzioni digitali prendere quando si va negli Stati Uniti?

Notizie recenti raccontano di lunghe ispezioni dei profili social e delle email sfociati poi nel divieto di entrare nel Paese: ecco come fare per evitare problemi alla dogana

  • Oggi, 05:34
  • 2 ore fa
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New York, immagine d'archivio

  • Keystone
Di: Servizio radiofonico: Mathieu Truffer-RTS/Adattamento web in italiano: ludoC 

Lunghi interrogatori, controllo dei social network e delle e-mail: questi sono alcuni degli episodi raccontati dai viaggiatori diretti negli Stati Uniti. Come assicurarsi, quindi, un viaggio negli Stati Uniti senza intoppi digitali? Il programma “On en parle” della RTS ha chiesto consigli a Stéphane Koch, esperto di sicurezza informatica.

Il caso di un’insegnante di Zurigo trattenuta per 24 ore al suo arrivo all’aeroporto di New York aveva colpito l’opinione pubblica ad aprile: il suo telefono era stato perquisito dai doganieri statunitensi, poi le era stato negato l’ingresso nel Paese.

I doganieri statunitensi hanno il diritto di perquisire i nostri computer e smartphone? “Sì, hanno praticamente tutti i diritti, soprattutto per le persone che non sono di nazionalità americana”, risponde Stéphane Koch, esperto di strategia digitale e sicurezza informatica. “Quando si entra negli Stati Uniti, si può essere sottoposti a questo tipo di perquisizione senza un motivo evidente. Si è quindi obbligati a fornire le proprie password e l’accesso al proprio telefono.”

Viaggiare con lo smartphone leggero

Koch paragona i dati sui dispositivi ai bagagli: “Quando si fa la valigia, non si porta con sé tutto l’appartamento. Lo stesso vale per i dati personali e i dispositivi.” Lo specialista consiglia di scegliere i dati da portare con sé facendo dei backup prima di partire. “È anche possibile portare un telefono o un computer dedicato esclusivamente al viaggio.”

E se si memorizzano i dati su un Cloud? “Durante la perquisizione, il telefono dovrebbe normalmente essere in modalità aereo, poiché i servizi doganali non dovrebbero accedere alle informazioni a distanza”, precisa Koch, che ricorda che è possibile disinstallare le applicazioni prima di partire per precauzione.

Pulire i propri social network

“Bisogna fare attenzione alle critiche che si sono fatte, in particolare sull’amministrazione Trump. Sembra che in alcuni casi, questo potrebbe essere un motivo di respingimento”, spiega Koch. Bisogna cancellare tutti i post compromettenti? “Per principio di precauzione, è preferibile farlo.”

Ci si può proteggere usando degli pseudonimi? “Non specificamente. Da tempo i social network sono monitorati. Tuttavia, non si è obbligati a indicarli nel modulo ESTA. Gli svizzeri hanno diritto a una procedura semplificata. Invece, se si tratta di una richiesta di visto, si è legalmente obbligati a indicare i social network su cui si è stati negli ultimi cinque anni.”

Avvertire i propri cari

Koch consiglia di avvertire i propri cari dell’ora approssimativa di arrivo negli Stati Uniti. Questi ultimi potranno, se necessario, contattare l’ambasciata o il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). Lo specialista consiglia anche di installare l’applicazione Travel Admin del DFAE, che permette di avvertire un contatto di emergenza.

Cifrare i propri dati

“C’è il passaggio della frontiera, ma non solo. Ci si trova in una zona dove non si ha un controllo totale, negli hotel per esempio. I nostri dispositivi possono essere rubati o hackerati”, spiega Koch, che raccomanda di assicurarsi che i dati dei propri dispositivi siano cifrati. “Alcuni dati [...] come i dati di carattere medico, potrebbero trovarsi sui nostri dispositivi. I dati di scambio con gli avvocati invece sono protetti dalla legge negli Stati Uniti e devono essere menzionati.”

Software che permettono di criptare i dati come Veracrypt consentono di memorizzare i propri dati confidenziali. “Una volta arrivato alla dogana, posso sempre comunicare senza mentire.” Lo specialista raccomanda di mettersi in una situazione di negazione plausibile, cioè potersi difendere in modo credibile per non suscitare diffidenza. “Ho un software di cifratura e posso dare accesso a questa stanza virtuale ai doganieri. Tuttavia, ho una seconda chiave elettronica che mi dà accesso a una stanza nascosta. Questo, loro non possono saperlo”, conclude Koch.

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