La “fast fashion” non risparmia la Svizzera. Ecco che mercoledì davanti a Palazzo federale sono dunque state scaricate cinque tonnellate di abiti, quale azione simbolica di 13 organizzazioni per chiedere al Consiglio federale e al Parlamento di agire contro il fenomeno.
Secondo le organizzazioni, la comparsa di giganti cinesi come Shein e Temu ha provocato un aumento mondiale della produzione e del consumo di capi d’abbigliamento. E questo avviene anche in Svizzera: ogni anno 100’000 tonnellate di vestiti realizzati in condizioni di sfruttamento e indossati pochissimo vengono bruciati o inviati in nazioni a basso reddito.
Per questo motivo 13 organizzazioni, tra cui Public Eye, Fashion Revolution Switzerland, la Federazione romanda dei consumatori (FRC), Fair Fashion Factory e Unia, si sono mobilitate per lottare contro questa “deriva”, scrivono in un comunicato congiunto. Alla politica viene chiesa una trasformazione sistemica a favore di un’economia della moda circolare, che favorisca la qualità, la sostenibilità e l’equità sociale.
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