A varcare una frontiera, o meglio un tabù, è stato lui, Jean-Luc Addor, 61 anni. È la prima volta che un esponente dell’UDC viene eletto alla guida di un sindacato nazionale, fatto eccezionale tanto più che si tratta di una categoria di impiegati della Confederazione.
“È la dimostrazione che una nuova concezione di sindacalismo è possibile”, ha detto Addor, poco dopo l’elezione avvenuta venerdì scorso. L’Assemblea di Garanto, il sindacato del personale delle dogane, lo ha preferito a un esponente socialista, con 19 voti contro 11.
Curiose alcune formulazioni contenute nel comunicato ufficiale del sindacato: trapela una certa tensione, o per lo meno la volontà di evitare una spaccatura interna. Viene evocata l’indipendenza e la neutralità politica del sindacato e l’elezione di un presidente democentrista viene spiegata con l’eterogeneità delle sensibilità politiche degli affiliati. Sottointeso, è il peso dato ad alcune questioni di frontiera.
“È una categoria di personale particolare”, ha detto lo stesso Addor. Impiegati che non hanno sempre gli stessi interessi del resto del personale della Confederazione. E ricorda appunto il valore delle frontiere, il peso dei controlli doganali. Però il consigliere nazionale UDC allarga anche il discorso e lancia una provocazione a chi a sinistra pensava di avere il monopolio per quanto riguarda gli interessi dei lavoratori, e ora vede che non è sempre così: “Un’altra variante è possibile”, ha ribadito.
Un conflitto potrebbe aprirsi tuttavia con l’Unione sindacale svizzera, di cui Garanto fa parte, e che nelle sue prese di posizione è sempre profilata a sinistra. Al di là dei massimi sistemi, per Jean-Luc Andor, uno dei più importanti obiettivi concreti per i prossimi tempi sarà smussare i piani di risparmio della Confederazione per quanto riguarda il personale delle dogane. La discussione in Parlamento mostrerà se per Garanto avere un presidente UDC sarà stata una mossa anche tatticamente azzeccata oppure no.