L’educazione dei figli non può passare da schiaffi, calci e denigrazione. È un principio che in Svizzera potrebbe presto essere fissato nella legge. Se ne discute infatti oggi (lunedì) in Parlamento a Berna.
Chi fa prevenzione lo ritiene un passo importante, in particolare come segnale ai genitori. Per Gian Michele Zeolla, direttore dell’ASPI (Fondazione della Svizzera italiana per l’aiuto, il sostegno e la protezione dell’infanzia), è importante che i genitori abbiano la possibilità di acquisire competenze per non trasformare le frustrazioni in violenze fisiche o psicologiche su chi dovrebbero educare. Come? “Attraverso incontri, serate informative e formative, e anche attraverso uno scambio aperto, sincero e autentico tra genitori” ha spiegato al Radiogiornale della RSI.
Consultori e altre offerte per sensibilizzare potranno dunque essere rafforzati se il Parlamento accetterà di introdurre il principio dell’educazione non violenta nella legge. Una modifica che non prevede multe o altre sanzioni per i genitori che sgarrano: è prevista infatti nel codice civile, non in quello penale, con l’intento quindi di dare un segnale alla società.
“Per noi è un segnale fondamentale” ha sottolineato ancora Zeolla, aggiungendo che “dove è stata introdotta questa legge, alla fine degli anni Settanta, le violenze in ambito educativo sono drasticamente calate”.
Come hanno dimostrato vari studi, quando la violenza è sistematica aumenta il rischio di depressioni e dipendenze e diminuisce il potenziale di crescita emotiva e cognitiva.

Educazione non violenta
Telegiornale 23.08.2023, 20:00