Un processo a porte chiuse. Un doppio caso di violenza domestica di cui risponde a Lugano un 39enne ticinese. In primo luogo, l’uomo è accusato di due tentati omicidi: 7 anni fa avrebbe violentato e cercato di uccidere la prima moglie, colpendola alla testa. La seconda e attuale consorte sarebbe invece stata aggredita due volte: prima l’uomo avrebbe provato a strangolarla, in un’altra occasione le avrebbe puntato alla gola un coltello da cucina. L’uomo non avrebbe risparmiato le violenze nemmeno ai quattro figli: il ragazzo sarebbe stato ripetutamente picchiato, mentre le tre figliastre, minorenni all’epoca dei fatti, avrebbero subito abusi. I fatti sarebbero avvenuti tra il 2016 e il 2023, nel Locarnese e poi nel Mendrisiotto.
Lunga la lista dei reati di cui l’uomo deve rispondere: tentato omicidio intenzionale, esposizione a pericolo della vita altrui, tentate lesioni gravi, ripetuta violenza carnale, ripetuti, tentati e consumati atti sessuali con fanciulli, ripetuta coazione sessuale, atti sessuali con persone incapaci di discernimento e inette a resistere, pornografia, contravvenzione alla Legge federale sugli stupefacenti.
Ma il 39enne, in carcere dal febbraio del 2024, nega tutto e in aula ha capovolto i fatti. Ci sono stati litigi, ha detto, dovuti spesso all’abuso di droghe delle stesse donne. Nega soprattutto i tentati omicidi, afferma che la moglie avrebbe simulato perché non voleva essere lasciata: “Era per terra e sbatteva da sola la testa per terra, facendosi uscire la schiuma dalla bocca”, ha detto. Diametralmente diverso quanto portato in aula dalla procuratrice pubblica Valentina Tuoni, che ha ricordato come l’uomo sia stato arrestato in seguito alla denuncia congiunta delle due donne.
L’accusa chiede una pena di 12 anni di detenzione. Nel pomeriggio la parola passerà alla difesa.