Un 20enne svizzero è stato condannato a 2 anni e mezzo di carcere mercoledì al termine di un processo celebrato alle Assise criminali di Lugano per aver ripetutamente abusato della sorella minorenne e di un’amica di lei, sull’arco di più anni. È stata inoltre ordinata l’interdizione a vita da attività con minori. La pena è stata sospesa in favore di un collocamento in una struttura chiusa per giovani adulti.
Una pena definita “imbarazzantemente” bassa dallo stesso presidente della corte, il giudice Amos Pagnamenta, che ha espresso perplessità in merito al massimo della pena che prevede il diritto penale minorile per questi casi, che è di un anno. Reati minori in ambito sessuale erano stati commessi anche ai danni di una cugina quando l’imputato era già maggiorenne.
I primi abusi sono avvenuti quando la sorella aveva 6 anni e lui 12. In aula martedì l’imputato ha raccontato a fatica quanto commesso, ammettendo però tutti i fatti. “All’età di 17 anni ho capito che stavo sbagliando. Mi sono reso conto della gravità di quello che facevo”, ha dichiarato. La perizia psichiatrica ha rilevato un disturbo della personalità misto e ha indicato che è ancora difficile definire un disturbo in maniera completa perché il ragazzo è ancora in fase di sviluppo. Inoltre è stato evidenziato un elevato rischio di recidiva. Tuttavia, secondo la difesa rappresentata dall’avvocato Sandra Xavier, l’imputato è cambiato e grazie all’arresto e al processo potrà iniziare un nuovo percorso seguito in modo adeguato. La difesa ha inoltre sottolineato quanto sia raro vedere autori di questi gesti presentarsi in aula ammettendo i fatti.
La procuratrice pubblica Margherita Lanzillo aveva chiesto nel corso del dibattimento una pena di 40 mesi sospesi con la condizionale e che l’imputato fosse posto in una struttura chiusa per un trattamento stazionario. In aggiunta, l’interdizione per dieci anni da professioni a contatto con minorenni. Una richiesta di pena relativamente bassa perché i fatti più gravi sono avvenuti quando l’imputato era ancora minorenne. La richiesta della difesa era stata invece quella di considerare in modo ben distinto nella sentenza quanto commesso sotto i 15 anni, non passibile di pena, quanto commesso sotto i 18 anni, giudicabile secondo il diritto penale minorile, e i fatti avvenuti dopo la maggiore età dell’imputato. La legale chiedeva una condanna a un massimo di 36 mesi di carcere, di cui 15 da scontare.
RG 12.30 del 03.09.2024 Il servizio di Umberto Gatti
RSI Info 03.09.2024, 16:30