“È andata bene, è andata bene, già in partenza avevo la sensazione che andavo bene… sono arrivato mezz’ora prima al primo rifugio e quasi un’ora prima al secondo. Ha piovuto sin dalla partenza e sta continuando a piovere. E in discesa scivolo tantissimo, quindi devo tenere e controllare le protesi. Ma sono super contento, proprio perché il tempo era quello che avevo più o meno preventivato”.
Queste le parole a caldo ai piedi del Bernina di Andrea Lanfri, l’alpinista ed ex atleta italiano paralimpico che mette alla prova le sue protesi in una gara di corsa in montagna in alta quota. Un test sul campo nato dalla collaborazione con il Politecnico di Milano per sviluppare soluzioni innovative, una ricerca che parte dallo sport e punta a migliorare la vita quotidiana di chi vive con una disabilità.
Andrea Lanfri si è raccontato al Quotidiano della RSI dopo aver corso la 35 km della VUT, la Valmalenco Ultra Distance Trail: gara sopra i duemila metri di quota lungo sentieri che si snodano tra pietraie e boschi ai piedi del Bernina. Sette ore, 13 minuti e 29 secondi, il suo tempo. Ma non è questo il dato che conta: Lanfri non ha più le gambe per colpa di una meningite fulminante che nel 2015 gli ha portato via anche sette dita delle mani.
“Correre con queste lame - dice ancora l’atleta - con questi super piedi, con queste protesi da corsa, non è facile su questi terreni molto sconnessi: oltre diciamo alla fatica fisica ovviamente che ha un normale corridore qui devo stare veramente concentrato. Io guardo davanti a me e in quei cinque metri che vedo ho tutto il piano di appoggio e di come devo appoggiare la lama. Quindi è un lavoro di calcolo, di adattamento costante al terreno”. Lo sportivo italiano racconta di avere circa dodici paia di protesi e ognuna ha il suo scopo: ci sono quelle da montagna per l’arrampicata, quelle per la corsa su pista, la bici e quelle normali tra le protesi più semplici ed economiche, anche se - dice - per una coppia di piedi si va dai 13 ai 15’000 euro. “Non sono protesi speciali - spiega - ma hanno tantissimi piccoli accorgimenti. Inizialmente tutte queste modifiche e tutti questi adattamenti le ho intraprese a livello mio personale, nel mio garage in maniera diciamo artigianale. Fortunatamente negli ultimi anni ho il piacere e l’onore di collaborare con alcune aziende importanti, alcune italiane, altre non italiane, dove miriamo a sviluppare dei prodotti magari che in futuro possono essere veramente d’aiuto per altre discipline sportive, dove ad oggi manca il prodotto stesso. Quindi è una ricerca con una tecnologia che va avanti - che a me ovviamente serve - ma può essere utile veramente a tantissime persone”.
Oggi Lanfri è un riferimento internazionale per chi convive con una disabilità. È stato il primo atleta italiano amputato bilaterale a scendere sotto i 12 secondi nei 100 metri. È salito in cima all’Everest e nel suo palmarès ci sono 9 titoli italiani, un argento mondiale e 4 medaglie europee.
Non è mancato un incoraggiamento, un invito finale a rialzarsi sempre dopo essere caduti, dopo aver sofferto, un invito rivolto anche a coloro che non hanno più arti o parti del proprio corpo. “La mia storia è questa: io all’inizio andavo, provavo, cadevo e ripartivo, andavo, cadevo, ripartivo. Quindi posso dire veramente una cosa: insistere, insistere, insistere che poi si possono fare cose che veramente non pensiamo di esserne capaci”.