Il tema delle manifestazioni sta facendo molto discutere, ultimamente anche nella Svizzera italiana e anche in Ticino, visto che le principali città sono confrontate ormai quasi settimanalmente con cortei e dimostrazioni di piazza. E spesso in Ticino (quando si parla delle manifestazioni di piazza), la polizia, una parte della politica e dei media mettono l’accento sul fatto che non siano manifestazioni autorizzate. Così facendo non c’è il rischio che si facciano passare queste manifestazioni come qualcosa di illegale? È la domanda che SEIDISERA della RSI ha rivolto ad Andreas Glaser, professore all’Università di Zurigo e direttore del Centro per la Democrazia di Aarau.
“Sì, queste autorizzazioni sono un poco ambigue - spiega Andreas Glaser - . Da un lato i cantoni o le città possono chiedere ai manifestanti di inoltrare una domanda per un’autorizzazione (e per questo si potrebbe parlare di una manifestazione illegale se non c’è autorizzazione). Però, d’altra parte, le autorità sono quasi obbligate a dare questa autorizzazione, perché i manifestanti hanno libertà di riunione (come stabilito dall’articolo 22 della Costituzione), hanno un diritto all’autorizzazione se non sono violenti o se non fanno qualcosa contro la legge. E non si può nemmeno sciogliere questa manifestazione”. 
Verrebbe da chiedersi quale sia il senso di pretendere un’autorizzazione a manifestare da un’autorità che poi, magari, è la stessa autorità che si va a criticare in piazza. La situazione in Svizzera, da questo punto di vista, è abbastanza paradossale...
“Esatto, è paradossale. Questa autorizzazione è possibile, dice anche il Tribunale federale, per coordinare l’uso del suolo pubblico, dunque per coordinare i bisogni del traffico. Da un punto di vista formale, le autorità possono pretendere queste informazioni: un annuncio e dopo dare un’autorizzazione. Però dall’altro lato, come detto, i manifestanti hanno un diritto. Dunque questa autorizzazione piuttosto ha un carattere formale. Devono dare questa autorizzazione. Questo in pratica molto spesso non funziona perché le autorità naturalmente sono spesso criticate da queste manifestazioni. Non vogliono forse accettarle. E questo è poi il contrasto tra queste due posizioni. Anche se una manifestazione deve essere lanciata all’improvviso, questo deve essere possibile. Le autorità non possono dire: dovete annunciarlo tre mesi prima della manifestazione”. 
Alcuni giorni fa, sul Corriere del Ticino, in un editoriale si poteva leggere questo passaggio: “Bisogna semplicemente tornare alle basi. Una manifestazione non autorizzata non dovrebbe neanche iniziare”. Immagino che nella Svizzera di oggi alcuni possano condividere questo ragionamento. Alcuni potrebbero però far notare che non è detto che la Svizzera di oggi rimanga questa per sempre. Anche gli Stati Uniti di oggi non sono gli Stati Uniti, il pilastro di libertà e democrazia, che erano fino a poco tempo fa. 
“Sì, esatto. C’è sempre questo squilibrio tra un’autorità che non vuole una manifestazione e i manifestanti che vogliono esprimere la loro opinione”. 
A Lugano, per organizzare una manifestazione, “si deve chiedere sei mesi prima” (così è scritto sul sito). Oggi abbiamo chiesto. Al Municipio ci hanno detto che è una clausola che non viene mai fatta valere; vale, per esempio, per le manifestazioni culturali. Però così c’è scritto. Deve bastarci la rassicurazione che “non viene mai fatta valere”? Perché le cose cambiano...
“Secondo me questa disposizione non è corretta perché è sproporzionata. Può anche creare un effetto dissuasivo sui manifestanti se leggono nel regolamento che si deve annunciare la manifestazione già sei mesi prima”. 

Misure contro l'estremismo violento presto alle Camere
SEIDISERA 30.10.2025, 18:00
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