Ticino e Grigioni

Da Mogadiscio ad Airolo, la ricetta di una nuova vita

Fuggita bambina dall’Africa, oggi Ruun Cali ha trovato casa in Leventina dove lavora come cuoca: “È stato molto difficile ma a darmi forza è stato il fatto che sapevo di non dover più scappare”

  • Un'ora fa
 Ruun Cali si racconta a Prima Ora
11:38

La storia di Ruun Cali, dalla Somalia al Ticino

Prima Ora 10.11.2025, 18:00

Di: Prima Ora-Giovanni Marci/Spi 

“In Svizzera mi ha portato il vento”. Sono le parole, e anche il titolo di un libro, che la scrittrice Ruun Cali ha dedicato al suo lungo cammino che da Mogadiscio, in Somalia, l’ha condotta ad Airolo, dove oggi lavora come cuoca. Un racconto su un’esistenza coraggiosa che questa giovane, fuggita dall’Africa da bambina, ha ripercorso davanti alle telecamere di Prima Ora.

“Sono una ragazza che è stata abbandonata all’età di otto anni. Prima di arrivare qui ho vissuto, tra gli altri posti, in Kenya, Etiopia, Sudan e Yemen. Ho viaggiato da sola, senza bagagli né famiglia, attraverso diversi Paesi africani fino ad arrivare in Svizzera. È stato un viaggio molto difficile e pericoloso”. A spingerla, racconta, una situazione disperata: “Mi aspettavo solo di morire. Non sapevo dove mi avrebbe portato la vita. Non avevo una meta precisa, ero una bambina abbandonata che cercava semplicemente di sopravvivere”. Ad aiutarla, continua la giovane, “la fede, l’unica cosa che avevo e che alla fine mi ha salvata”.

Un lungo e difficoltoso cammino in un libro

Un lungo e difficoltoso cammino in un libro

  • RSI

Anni difficili, anche violenti, che Ruun Cali ha voluto ricordare in un libro. La Svizzera, ha detto, “dopo tante pagine nere e stata la mia pagina bianca. Da qui è iniziata la mia vita”. In Leventina non è arrivata subito: “Sono giunta a Ginevra come richiedente l’asilo e subito mi hanno mandata a Vallorbe, nel canton Vaud. Per qualche tempo sono stata nei centri per asilanti. Prima a Chiasso, poi a Cadro. E infine, dopo Bellinzona, sono arrivata ad Airolo”.

La sua vita in Svizzera, racconta, “è stata come quella dei bambini piccoli, che prima di imparare a camminare, cadono e poi si rialzano. Qui ho trovato una cultura differente, con una lingua e abitudini diverse. E poi c’era il freddo per me che ho sempre vissuto in Paesi dal clima caldo. È stato molto difficile. Una salita molto faticosa, ma a darmi la forza è stato il fatto che sapevo di non dover più scappare. Così mi sono detta costruisci qui la tua casa e una vita solida”.

Ad Airolo, oggi, lavora come cuoca: “Qui ho imparato a cucinare le specialità svizzere e locali, come il pesce di lago e la selvaggina. Ma una volta l’anno preparo una cena con piatti della tradizione somala e di altri Paesi africani”. Quattro anni fa è tornata anche a rivedere la Somalia, “quello che ho trovato è stato molto doloroso”, ma oggi “Airolo è casa. Qui c’è il ristorante e il mestiere che adoro. C’è la mia gente del posto ed è bellissimo”.

Chi volesse saperne di più sulla vita di questa giovane può trovare il suo libro, dal titolo “Portata dal vento”, in libreria. Oppure domenica prossima, a “Nero su bianco”, la trasmissione multimediale della RSI dedicata al mondo della lettura.

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