È stato, quello di lunedì, il primo incontro dei deputati della Commissione giustizia e diritti dopo la notizia dell’apertura di un’inchiesta a carico di uno dei suoi membri, Fiorenzo Dadò. Ai colleghi commissari aveva spiegato di essere in possesso di immagini che ritraevano dei bimbi, a spedirle a una segretaria era stato l’ex giudice Mauro Ermani. Immagini che Dadò aveva detto di aver ricevuto tramite una lettera anonima. Ora però, in relazione a questa vicenda, il presidente del Centro è finito sotto inchiesta per falsa testimonianza e denuncia mendace.
“All’epoca Fiorenzo Dadò era presidente della Commissione. Stavamo parlando del ‘caso TPC’, in cui era coinvolto anche un giudice del Centro”, ha detto ai microfoni del Quotidiano il leghista Alessandro Mazzoleni, attuale presidente della Commissione. “È chiaro che scoprire a posteriori che non ci è stato detto tutto quello che era vero... Questo lascia un po’ l’amaro in bocca. Anche perché se fosse stata detta la verità, non cambiava niente. La fonte non per forza doveva essere svelata”.
Al momento la commissione attende le dimissioni preannunciate da Dadò, ma non ancora formalmente arrivate. Il nome del suo sostituto in Commissione verrà deciso dal partito del Centro questo mercoledì. Dadò ha pure rinunciato all’immunità parlamentare per permettere all’inchiesta di fare il suo corso. Negli scorsi giorni ha ribadito di non aver nulla da nascondere, e che continuerà a proteggere le fonti.
“Un giudizio finale anche noi lo daremo in futuro. Quando le inchieste ordinarie avranno svolto il loro corso”, ha precisato ancora Mazzoleni ai microfoni della RSI. Il presidente, oggi in chiusura di seduta, ha lasciato del tempo ai commissari per parlare di quanto accaduto: “Alcuni deputati hanno espresso delusione e in parte anche preoccupazione. Anche perché è chiaro che l’immagine del politico non ne esce per forza bene”.








