Era il 27 novembre 2022 quando, al rave party di Roveredo, si consumò il dramma costato la vita a una 19enne del Luganese, morta tra l’indifferenza e le remore assurde di chi si trovava con lei alla diga della Roggiasca.
Già dal giorno precedente più persone si erano accorte che la ragazza stava male. Nessuno, però, aveva fatto nulla. Ci si era limitati ad adagiarla sui sedili di un furgone, lasciandola lì per ore. Solo il pomeriggio successivo quattro giovani la accompagnarono al San Giovanni di Bellinzona. La consegnarono agli infermieri e se ne andarono, quando ormai era troppo tardi.
Tra loro c’era uno dei tre organizzatori dell’evento, che finirono sotto inchiesta per omissione di soccorso. Nel 2024 il procedimento a suo carico è sfociato in un decreto d’abbandono. Mercoledì si è appreso che presto la procura grigionese emetterà anche la decisione nei confronti degli altri due: un italiano di 37 anni e un ticinese di 26, difeso dall’avvocata Chiara Donati.
Per entrambi si profila un decreto d’accusa. Il procuratore pubblico Lorenzo Baldassarre lo ha comunicato nei giorni scorsi al legale dei famigliari della vittima, Alessandro Cavuoti, invitandolo a quantificare le pretese degli accusatori privati. Cosa che nel frattempo è stata fatta. Non resta dunque che attendere i decreti in questione, con la relativa proposta di pena. Poi le parti valuteranno se impugnarli o no.

Rave party Roveredo, un decreto d'abbandono
Il Quotidiano 30.08.2024, 19:00