"Un intervento insolitamente politico che desta perplessità al Governo". Due giorni dopo l’attacco di Mauro Mini, da Palazzo delle Orsoline è partita la replica del Consiglio di Stato. L’Esecutivo non ha digerito le affermazioni del giudice in occasione della cerimonia d'inaugurazione dell’anno giudiziario. E ora chiede spiegazioni.
"Un passo necessario", scrive il Governo, nell’ottica del mantenimento di buoni rapporti istituzionali tra il Consiglio di Stato e l’organismo che Mini si appresta a presiedere, il Tribunale d’appello. Nel suo discorso dal pulpito di Palazzo dei Congressi, lunedì Mini ha rilevato la fragilità delle istituzioni e ha argomentato la sua tesi adducendo anche questioni elettorali. Il riferimento è alla Lega dei Ticinesi.
Nel suo discorso, che chiama in causa anche il Gran Consiglio, Mini ha citato il processo di elezione del prossimo procuratore generale e la vicenda dei rimborsi del Consiglio di Stato, in cui l’esecutivo, citiamo, ha fatto e disfatto. Nel contempo “la magistratura poteva essere forse più coraggiosa”.
Quest’ultima frase ha destato le perplessità del Consiglio di Stato, che si chiede come faccia Mini a conoscere i contenuti del procedimento. Quella del giudice è un’uscita, scrive il Governo, "scorretta e improvvida sia nei confronti del PG, che non ha mancato di zelo, sia nei confronti dei consiglieri di Stato che beneficiano come chiunque altro della presunzione d’innocenza. A maggior ragione nell’ambito di un’inchiesta che ha portato a ben due decreti d’abbandono".
Accuse rispedite al mittente, dunque. Ed ora, due giorni dopo l’attacco è giunto il momento dei chiarimenti. Il Consiglio di Stato conclude la missiva partita mercoledì da Bellinzona chiedendo delucidazioni a Mauro Mini.
Matteo Bernasconi