Reportage

Il Ramadan tra autodisciplina e condivisione

Alcune persone di religione musulmana hanno aperto le porte di casa al Quotidiano in occasione del mese di digiuno sacro, pilastro dell’Islam fra i più seguiti

  • 9 aprile, 21:16
  • 20 aprile, 10:02

Il mese di Ramadan

Il Quotidiano 09.04.2024, 19:00

Di: Quotidiano/RSI Info

Il Ramadan si conclude questa sera, 9 aprile, con la festa della rottura del digiuno: l’Īd al-fiṭr che verrà celebrata in tutto il mondo, Ticino compreso dove vivono circa 6’000 persone di fede musulmana, di provenienza e culture diverse.

Il Ramadan è il nome del mese di digiuno previsto dall’Islam per celebrare il mese in cui, secondo la tradizione, fu rivelato il Corano. Non ha una data ricorrente, ma avviene il nono mese dell’anno del calendario musulmano.

È uno dei cinque pilastri dell’Islam (insieme alla professione di fede, all’elemosina, alla recita quotidiana delle cinque preghiere e al pellegrinaggio alla Mecca, ndr) ed è considerato uno dei più importanti. È rispettato da tantissimi musulmani, anche da molti di quelli meno praticanti. Il Ramadan è soprattutto un mese di autodisciplina spirituale al digiuno completo dall’alba al tramonto (niente cibo né acqua) prevede pure che non si possano avere rapporti sessuali durante il giorno.

In Ticino, sono appunto qualche migliaio le persone che professano l’Islam e alcune di loro hanno accettato di aprire le porte di casa loro alle telecamere de Il Quotidiano che, per l’occasione, hanno pure assistito a un Iftar (il nome della cena che si consuma insieme al termine della giornata di digiuno, ndr) ma interconfessionale, organizzato a Bellinzona.

Ramadan, infatti, significa anche condivisione, come spiega alla RSI Ayşe Hirka, felice che parenti, conoscenti e amici partecipino con la sua famiglia ogni sera all’Iftar.

Oltre mezzo milione di persone

Stando all’ufficio federale di statistica, nel 2022 (ultimi dati disponibili) le comunità musulmane in Svizzera corrispondevano a circa il 6% della popolazione di oltre 15 anni di età, ovvero poco più di mezzo milione di persone.

A partire dagli anni Sessanta la comunità musulmana incrementò per via dell’arrivo di lavoratori turchi e jugoslavi. A partire dagli anni Settanta, attraverso le domande di ricongiungimento familiare, questi lavoratori vennero raggiunti dalle proprie famiglie, garantendo una presenza stabile di queste comunità. Negli anni Novanta, con lo scoppio delle guerre nei Balcani, arrivarono decine di migliaia di rifugiati, tra cui albanesi dal Kosovo e dalla Macedonia del Nord e bosgnacchi dalla Bosnia ed Erzegovina, che raddoppiarono il numero dei musulmani in Svizzera. Oggi, dopo alcuni decenni, oltre un terzo delle persone che in Svizzera si professano musulmane hanno la nazionalità elvetica, conferma il sito islamandsociety.ch del Centro Islam e società dell’Università di Friburgo.

Stando al portale, che cita dati demografici risalenti al 2018, sia in numeri assoluti sia in percentuale rispetto alla popolazione, la maggioranza dei musulmani vive in Svizzera tedesca, a seguire, la Romandia e poi il Ticino.

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