L’alpinista del “noi”

Silvio “Gnaro” Mondinelli non fa la star. E’ un alpinista atipico, nonostante il suo curriculum. Ha scalato tutti i 14 8'000 della Terra, senza ossigeno. Non parla mai al singolare: i suoi successi sono infatti sempre condivisi con gli amici di cordata, gli sherpa e i famigliari. Venerdì, è stato ospite del Festival dei Festival, la rassegna dedicata al cinema della montagna.

“Gnaro” ha raccontato dei suoi successi e insuccessi sulle pareti più alte del mondo. Per 21 volte ha superato quella che viene chiamata la “zona della morte”, dove l’aria si fa sempre più rarefatta. “Mi sono allenato tantissimo”, ha spiegato al ristretto pubblico di amanti della montagna presente a Trevano, “percorrevo al mese circa 60'000 metri di dislivello”.

“Non ho fatto niente da solo”, ha ripetuto più volte, raccontando aneddoti delle sue salite con estrema semplicità. I suoi racconti non assomigliano a quelli che vengono proposti solitamente dai “grandi” dell’alpinismo. Non sono infarciti di imprese al limite dell’impossibile, ma sono descritti come esperienze di vita, senza sensazionalismi. “Durante tutti questi anni”, ha confessato, “ho perso 61 amici di cordata”.

“Gnaro”, guida alpina dal 1981, è un uomo semplice. Parla di onestà, di paura costruttiva, di complicità per scalare le montagne. Nella sua lunga carriera in verticale ha avuto il tempo anche di fondare una ONLUS volta ad aiutare il Nepal. Il suo sogno nel cassetto? “Scambierei tutti i miei 8'000 per saper suonare il sassofono”, ha affermato sorridendo.

AlesS