Avete mai immaginato di trascorrere qualche giorno in una casa d’epoca o in un palazzo patrizio delle valli? In Svizzera è possibile: quasi settanta edifici storici continuano oggi a vivere grazie a un progetto avviato dall’organizzazione Patrimonio Svizzero tramite la Fondazione Vacanze in edifici storici.
Un modello che, negli ultimi vent’anni, ha permesso di salvare residenze rurali, palazzi e case tradizionali dall’abbandono. Una scommessa vinta? “Direi proprio di sì” afferma la direttrice Christine Matthey: “Queste case non sono finite in rovina, non sono state abbandonate e gli ospiti comprendono meglio il valore che hanno questi luoghi”.

Le abitazioni nel progetto della Fondazione Vacanze in edifici storici
Sei edifici in Ticino, in tutte le regioni
In Ticino gli edifici inclusi nella rete sono sei, distribuiti in diverse regioni del cantone. Uno, ad esempio, è Casa Döbeli, a Russo in Valle Onsernone: un palazzo settecentesco lasciato in eredità alla STAN (Società ticinese per l’arte e la natura) e restaurato grazie a un accordo di diritto di superficie con la Fondazione. Grazie all’accordo “abbiamo potuto salvaguardare questo edificio e metterlo a disposizione di coloro che vogliono affittarlo”, spiega Tiziano Fontana, presidente della STAN.

Un interno di casa Döbeli
Il valore degli edifici non risiede solo nella loro antichità, ma anche nelle storie che custodiscono. Un esempio è casa Mix a Meride, costruita nel XVII secolo e un tempo rifugio della giornalista e scrittrice svizzera Mix Weiss. Uno degli obiettivi della STAN, sottolinea Fontana, è avvicinare gli ospiti “alla storia locale e alla storia di chi ha abitato in precedenza” l’abitazione.

Le abitazioni ticinesi nel progetto della Fondazione Vacanze in edifici storici
Restauri e collaborazione con i proprietari
Non tutte le case appartengono alla Fondazione Vacanze in edifici storici: alcune sono di proprietà della stessa, mentre molte restano in mani private. Le due soluzioni “si completano a vicenda”, spiega Matthey. “I proprietari salvano il bene, noi possiamo ampliare la nostra offerta, e il pubblico gode un’offerta più varia: è un vero win-win-win”.
Anche la STAN aiuta in questo processo. “Noi come sezione riceviamo molte segnalazione da parte dei proprietari”, racconta il presidente. “Sono legati sentimentalmente alle case e non hanno i mezzi per intervenire: noi li indirizziamo verso la Fondazione”.

Il cortile di Casa Mix
La Fondazione, a sua volta, non finanzia i restauri: “Consigliamo i proprietari e li mettiamo in contatto con il nostro pubblico. Quando non possono o non voglio ristrutturare, possiamo prendere il bene in diritto di superficie come ha fatto la STAN con l’esempio di Russo”, in Valle Onsernone. Secondariamente la Fondazione offre consulenza e accompagna il processo.
Un esempio lo troviamo in Capriasca, dove è attualmente in fase di ristrutturazione casa Pensch, donata alla Fondazione dalla famiglia Pensch. Il progetto è “ancora nella fase di fundraising, ma adesso siamo più o meno al 70% del budget, ma continuiamo a cercare i finanziamenti per poter cominciare il restauro”, spiega Matthey.

Casa Pensch
Nei cantieri più complessi vengono poi anche coinvolti gli uffici dei beni culturali e specialisti del restauro.







