Il Covid-19 è di ritorno? Da qualche settimana gli indicatori mostrano un lieve aumento della presenza del virus. Esso, in effetti, non se ne è mai andato: ha semmai continuato a mutare, rimanendo tuttavia compatibile con la vita sociale. Ora però in Svizzera, come altrove in Europa, si sta facendo risentire, sulla scia forse dei flussi legati alle vacanze.
Quanto c'è da preoccuparsi? Considerando anche ciò che si registra negli altri Paesi, "non si parla di un'aumentata aggressività o patogenicità", risponde Giorgio Merlani. Sembra, anzi, "che siamo ai livelli di Omicron" o "addirittura più bassi".
Fatto sta, precisa il medico cantonale ticinese, che "qualcuno in ospedale si comincia a vedere". Non c'è però "nulla di paragonabile ai picchi che abbiamo avuto" in piena pandemia. Del resto sono ormai passati più di 3 anni dalla prima ondata del coronavirus. E anche se un'ennesima mutazione si sta facendo strada, la situazione adesso è molto diversa.
Merlani cita in questo senso i recenti dati del programma scientifico Corona Immunitas, secondo i quali in Svizzera "il 98% delle persone ha degli anticorpi". Non si tratta evidentemente di quelli legati a questa nuova variante, ma "permettono comunque di limitare i danni, di rallentare l'infezione". Di conseguenza, non tutti coloro che entreranno in contatto con la nuova variante "si ammaleranno subito per forza". Quanto si sta constatando, quindi, "non ha nulla a che vedere con una prima, seconda, terza ondata pandemica", ma è qualcosa di "molto più simile ad uun'ondata di influenza".