Si muove attraverso stimoli cerebrali, trasformati in corrente elettrica. Il braccio segue i pensieri. A inventarlo David Gathu e Moses Kinyua. Questi due giovani vogliono così contribuire a migliorare la vita delle persone con disabilità in Kenya.
Nel Paese africano sono oltre un milione, e la maggior parte ha perso gli arti per incidenti o a causa della polio.
“Vogliamo aiutare chi ha perso l’uso degli arti” spiega David Gathu. “ Il nostro scopo è dare loro qualcosa che li aiuti a svolgere le loro attività quotidiane e li spinga a essere indipendenti”.
Nei paesi africani, oltre alle difficoltà giornaliere, queste persone sono a volte stigmatizzate, definite persino maledette. La speranza è che questo braccio possa portare un cambiamento significativo anche nel modo in cui vengono accettate dalla società.
Angelica Isola