Una zona economica speciale (ZES) a ridosso del confine con la Svizzera in cui ai lavoratori italiani viene versato un premio di frontiera. In Italia la Lega ci riprova e questa volta la concretizzazione della proposta sembra avere la possibilità di arrivare fino in fondo.
Ma non è la prima volta che la proposta viene avanzata: già dieci anni fa la Lega ha presentato un disegno di legge, ripresentato poi a ogni legislatura, per avere sgravi nelle aree vicino alla Svizzera. Lo ha precisato lo stesso deputato varesino Stefano Candiani, che ha lavorato all’ordine del giorno inserito nella legge di bilancio appena approvata a Roma. Sembrava irrealizzabile, poi dopo il Covid, dal 2022, il governo italiano grazie a deroghe concesse dall’Unione europea ha attivato una serie di ZES nelle regioni del sud.
La Lega ha così iniziato un dialogo con il ministero dell’Economia guidato da un altro varesino, il ministro Giancarlo Giorgetti, che ben conosce le problematiche legate all’occupazione e all’industria delle province confinanti con un paese extra UE, per creare un cuscinetto economico. Altri incontri informali poi, secondo quanto trapela dai deputati leghisti, si sono avuti anche tra le diplomazie di Roma e Berna.
L’obiettivo dichiarato è di iniziare a far funzionare questa zona entro il 2026 consentendo tra l’altro il trasferimento diretto in busta paga dei lavoratori italiani residenti in questi comuni italiani di frontiera di un assegno, un premio di frontiera, che consenta quindi di ridurre il gap salariale tra lo stipendio pagato in Svizzera e quello pagato in Italia. Lo scopo è chiaramente mettere un freno alla fuga di manodopera verso la Svizzera. E questo anche grazie alla tassazione dei cosiddetti nuovi frontalieri, che per il 2026 prevede una cifra vicina ai 50 milioni di euro. I territori che ne beneficerebbero sono quelli al confine con Ticino, Grigioni e Vallese, nella fascia dei venti chilometri, nelle province di Varese, Como, Sondrio e Verbano-Cusio-Ossola.





