Mondo

Il naufragio delle responsabilità

Aperta un'inchiesta per far luce su quanto avvenuto a Steccato di Cutro in Calabria, dove 69 migranti sono morti; nessuno ha prestato soccorso al barcone nel mare in tempesta, come mai?

  • 4 marzo 2023, 06:52
  • 12 settembre 2023, 20:15
I soccorsi in spiaggia

I soccorsi in spiaggia

  • ansa
Di: Alessandra Spataro

Un’inchiesta aperta dalla procura di Crotone avrà il compito di far luce sul naufragio avvenuto domenica al largo di Steccato di Cutro, in Calabria, costato la vita ad almeno 69 persone, migranti provenienti da Afghanistan, Iran, Pakistan, Siria, ... Sono ancora una trentina i dati per dispersi. Una domanda rimane tuttora aperta: perché nessuno è intervenuto per tempo? In un cortocircuito di informazioni e di comunicazioni, il barcone partito dalla Turchia, da Smirne, e diretto in Italia, spezzato, è rimasto in balia delle onde dopo aver colpito molto probabilmente uno scoglio senza che i soccorsi si attivassero. In questa fase del fascicolo non vi sono né accusati né un’ipotesi di reato, anche se sono stati ventilati l’omissione di soccorso e il disastro colposo. Al centro dell’inchiesta ci sono l’operato di Frontex, della Guardia di finanza e della Guardia costiera italiane. Ma vediamo punto per punto cos’è successo.

La versione di Frontex

Il primo ad accorgersi del peschereccio è stato un piccolo aereo di Frontex, in volo per i suoi consueti pattugliamenti, poco prima delle 23 di sabato. In un comunicato diffuso giovedì afferma che l’imbarcazione “navigava da sola e non c’erano segni di pericolo”. Una persona era visibile, si legge, ma grazie all’ausilio di telecamere termiche era stata rilevata la presenza di altri individui sotto il ponte del caicco.

L'imbarcazione immortalata dall'aereo di Frontex

L'imbarcazione immortalata dall'aereo di Frontex

  • Frontex

L’agenzia di frontiera dell’Unione Europea afferma poi di aver informato dell’avvistamento le autorità italiane, fornendo "la posizione dell’imbarcazione, le immagini all’infrarosso, la rotta e la velocità". Il velivolo ha continuato a monitorare la situazione fino a quando è tornato alla base per mancanza di carburante. A questo punto, due motovedette italiane della guardia di finanza sono partite per intercettare l’imbarcazione, ma sono state costrette a rientrare in porto a causa delle avverse condizioni meteorologiche. Una volta tornate sulla terra ferma a loro volta hanno informato la capitaneria di porto di Reggio Calabria.

La versione della Guardia di finanza

Da parte sua la Guardia di finanza afferma che nella notte in questione effettivamente ha ricevuto un avviso da parte di Frontex sulla presenza a circa 40 miglia delle coste crotonesi di un’imbarcazione “che presumibilmente poteva essere coinvolta nel traffico di migranti”. Due imbarcazioni, una vedetta e un pattugliatore vengono subito attivati per intercettare il peschereccio, ma a causa "delle difficili condizioni meteomarine", sono costretti a rientrare. A questo punto, si legge, "viene attivato il dispositivo di ricerca a terra, lungo le direttrici di probabile sbarco" per catturare gli eventuali scafisti e trafficanti a bordo dell’imbarcazione.

La versione della Guardia costiera

La Guardia costiera, l’unica che di fatto può avviare un’operazione di ricerca e soccorso, da parte sua dichiara che non vi erano i presupposti per un intervento. "Gli elementi di cui eravamo a conoscenza, noi e la guardia di finanza, non facevano presupporre che vi fosse una situazione di pericolo per gli occupanti", ha affermato Cosimo Nicastro, portavoce della Guardia Costiera in un’intervista rilasciata a Bruno Vespa su Rai Uno. "Nessuna segnalazione", come avviene abitualmente, "è mai pervenuta al nostro indirizzo", ha continuato.

Resta il fatto che dal momento in cui l’imbarcazione è entrata nei radar degli enti preposti al pattugliamento in mare al suo naufragio sono passate diverse ore senza che nulla di fatto venisse attivato. Rimane aperta un’altra la domanda come mai, nonostante "le proibitive condizioni del mare", parole della guardia di finanza, nessuno abbia pensato di dover tenere sotto controllo l’imbarcazione? Il naufragio avviene poco dopo le 4 del mattino di domenica e da quel momento, su segnalazione di persone presenti sulla spiaggia, vengono attivati i soccorsi. Il mare intanto era già pronto a restituire decine di corpi, tra questi anche quelli di bambini. Sull’imbarcazione si calcola che ci fossero 180-250 persone.

La reazione delle ONG

Subito dopo il naufragio, le diverse Organizzazioni non governative, che ancora operano nel Mediterraneo (sarebbero 16 le navi, la metà battente bandiera tedesca e cinque aerei tra questi anche uno della svizzera Humanitarian Pilote Initiative), hanno criticato le politiche adottate dall’Italia e dall’Europa per quanto riguarda i migranti. Sea Watch, organizzazione tedesca no-profit, ha affermato che è “intollerabile che l’unico accesso all’Europa sia il mare. L’assenza di missioni di ricerca e soccorso europee", continua, "è un crimine che si ripete ogni giorno". Sulla stessa linea Emergency che mette l’accento su precise scelte politiche che "impediscono vie di accesso legali e sicure all’Europa".

Per Medici senza frontiere si è trattato della riprova che nel Mediterraneo "si continua a morire in modo incessante in un desolante vuoto di capacità di soccorso". L’ONG Mediterranea Saving Humans ha invece polemizzato con il ministro dell’Interno Piantedosi che poco dopo la tragedia aveva dichiarato che bisognava "bloccare le partenze". "Ma le uniche partenze finora bloccate dal Governo", ha sostenuto l'ONG, "sono quelle delle navi di soccorso civile". Un chiaro riferimento alla legge approvata dal Governo Meloni a inizio gennaio 2023 che introduce nuove e più stringenti regole per il soccorso in mare da parte delle navi delle ONG, come per esempio attraccare solo nel porto assegnato dalle autorità italiane, che non necessariamente si trova vicino alla zona dov’è avvenuto il salvataggio.

Mattarella davanti alle bare

Mattarella davanti alle bare

  • ansa

La posizione del Governo italiano: Piantedosi, Meloni e Mattarella

Subito dopo il naufragio, a prendere parola, come scritto sopra è stato il ministro dell’Interno italiano, il quale ha affermato, scatenando un’ondata di polemiche e proteste non solo da parte dell’opposizione, “che la disperazione non giustifica viaggi che mettono in pericolo i figli” e “…chi scappa da una guerra non deve affidarsi a scafisti senza scrupoli, devono essere politiche responsabili e solidali degli Stati a offrire via di uscita al loro dramma”. Politiche che sia a livello nazionale sia a livello europeo non hanno scongiurato negli anni né partenze né conseguenti tragedie. Per quanto riguarda le nuove leggi che regolano la presenza delle ONG, Piantedosi ha dichiarato, a ragione, che sulla rotta dov’è avvenuto l’incidente queste "non ci sono mai state".

Matteo Piantedosi

Matteo Piantedosi

  • ansa

Da parte sua, la premier Giorgia Meloni ha sostenuto il suo ministro e ha deciso di non visitare i luoghi in cui è avvenuto il naufragio. Al contrario, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella l'altroieri, giovedì, ha marcato presenza promettendo sostegno alle famiglie delle vittime, vistando i sopravvissuti e il Palasport di Steccato di Cutro trasformato in camera ardente. Davanti alle bare si è raccolto in silenzio. Subito dopo il naufragio ha fatto appello all’Unione Europea, esortandola a gestire il fenomeno migratorio per sottrarlo ai trafficanti di essere umani. In un tweet, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha dichiarato che è necessario "raddoppiare i nostri sforzi per il Patto sulla migrazione e l’asilo e per il Piano di azione sul Mediterraneo centrale".

La rotta da Est

Negli ultimi anni, la rotta che collega la Turchia all’Italia è sempre più battuta. Negli scorsi due anni viene calcolato che gli arrivi sono più che triplicati, da circa 5'000 a 16'000 all’anno. Questo anche perché la cosiddetta rotta balcanica, è diventata sempre più insidiosa e pericolosa. Questo nuovo corridoio da Est non nasconde però rischi: non ci sono ONG presenti e, se inizialmente venivano usate imbarcazioni solide in cambio di traversate molto costose, ora sembrerebbe che gli standard si siano abbassati. La Turchia riceve dall’Unione Europea fondi, nel 2022 oltre 1,2 miliardi di euro, per la gestione dei flussi migratori. Il Paese accoglie circa quattro milioni di profughi, la maggior parte siriani. La stampa turca, concentrata sul terremoto che ha colpito circa un mese fa il sud del Paese, sembra non essersi accorta della notizia.

Migranti, nuova tragedia in mare

Telegiornale 26.02.2023, 20:00

Correlati

Ti potrebbe interessare