Con il calare dell'oscurità, malgrado il lockdown, anche domenica in molte città della Tunisia, sono ripresi disordini e scontri tra gruppi di giovani e forze di sicurezza. A Cité Ettadhamen, Mnihla e al Intilaka, sobborghi popolari della capitale, ma anche a Sbeitla, Beja, Kasserine, Jelma, Menzel Bouzalfa, Sousse, Gafsa, Biserta, Sidi Bouzid, Korba, Tebourba.
In gran parte di queste località le forze dell'ordine hanno usato gas lacrimogeni per disperdere gli "agitatori". I giovani, considerati "saccheggiatori" dalle autorità, in qualche post sui social definiscono le loro azioni come una rivoluzione degli "affamati" e lanciano slogan contro i governanti. Più di 600 persone sono state arrestate, secondo quanto reso noto dal Ministero dell'interno.
L'Associazione tunisina dei giovani avvocati ha annunciato lunedì il proprio sostegno ai movimenti sociali ma chiede che siano evitati i saccheggi e che le proteste restino pacifiche. L'associazione accusa le tre presidenze (del Governo, del Parlamento e della Repubblica) di essere all'origine dei problemi e di non fare nulla per affrontarli. Anche uno dei sindacati studenteschi, l'Unione generale degli studenti universitari della Tunisia (UGET), formazione di sinistra, si è schierato a favore delle proteste.