Una giornata che ha segnato la storia. Una giornata, quella dell’11 settembre 2001, che l'allora Consigliere federale e ministro degli esteri Joseph Deiss ricorda minuto per minuto nella testimonianza che vi proponiamo di seguito.
Alle 8:30 circa, 14:30 ora svizzera, sono nel mio ufficio, ho una riunione e l'ambasciatore Walter Thurnherr mi telefona, cosa insolita che un funzionario telefoni direttamente a un consigliere federale, e mi dice: deve assolutamente accendere la televisione e così appena l'ho accesa ho visto il secondo impatto dal vivo e mi sono detto: inimmaginabile, una scena di una perversione assoluta.
E allora la prima cosa che ho fatto è stata telefonare al presidente della Confederazione, Moritz Leuenberger, gli ho detto quello che stava succedendo e che bisognava agire ripidamente.
Alle 5 del pomeriggio, la cellula di crisi responsabile della sicurezza nazionale, formata dall'esercito, dai servizi segreti, dalla giustizia e dagli affari esteri si è riunita per condividere tutte le informazioni a disposizione.
Alle 18 sulla base di queste informazioni il consiglio federale ha preso alcune decisioni.
Quelle di difendere gli interessi degli svizzeri e della Svizzera, dei nostri cittadini che erano a New York, ma anche su un possibile attacco sul nostro territorio e poi di c'erano gli interessi americani che dovevamo proteggere in Svizzera come ad esempio le ambasciate.
E vent'anni dopo, cosa rimane di tutto ciò?
Quel che rimane è che non abbiamo ancora risolto il problema del terrorismo. Perché? L'esempio di Kabul delle ultime settimane ne è una prova, come hanno agito in questo caso i diversi paesi? Ciascuno per conto suo. Insomma, manca ancora una vera e propria cooperazione internazionale per lottare efficacemente contro il terrorismo. Un aspetto che ad esempio mi ha colpito leggendo alcuni recenti rapporti è che i talebani durante tutti questi anni si sono finaziati al 50% attraverso il commercio di droga… beh, perché probabilmente in molti in realtà li hanno sostenuti.