È morto Alex Pedrazzini

Aveva compiuto 70 anni lo scorso 6 ottobre e poi… se n’è andato. Il “monello”, Alex Pedrazzini, quel politico strano con la capigliatura ribelle e il sorriso sempre stampato sul volto, anche nei momenti più difficili, è uscito di scena. Consigliere di Stato popolare democratico dal 1991 al 1999, non lasciò mai la politica attiva: prima dal 2000 al 2005 in Consiglio comunale a Giubiasco e, contemporanemente, per un certo periodo, dal 2003 a maggio 2019 in Gran Consiglio. Al suo attivo, come consigliere di Stato, nel 1997, la nuova Costituzione cantonale oltre all’avvio del cantiere delle aggregazioni. Lui, però, prima era stato direttore del penitenziario cantonale e, prima ancora, dei servizi carcerari del canton Vaud. Memorabile la fuga dal carcere “La Stampa” del 3 ottobre 1992: lui era il direttore, Mauro Dell’Ambrogio il comandante della Polcantonale. A volte, quando lo si incontrava impegnato in qualche bancarella benefica anche a Lugano, un accenno a quel giorno ci scappava. Un giorno terribile, con otto detenuti in fuga e con due di loro e una guardia carceraria caduti sotto il fuoco degli agenti della Polizia cantonale. Non rispose mai alla domanda: fu una fuga annunciata? Rispose, invece, alla domanda: possiamo incontrarci per una serie d’interviste che la RSI intende dedicare ai consiglieri di Stato degli ultimi 30 anni? “Ti ringrazio - rispose - ma… no. Non posso approfittare di quest’intervista, in quanto ancora politico attivo a livello cantonale”. Già, poteva essere un privilegio, ma lui, Alex Pedrazzini, era così: zero privilegi. In altri termini monello, ma onesto fino all’ultimo dei suoi riccioli ribelli. Sicuramente umano. Forse troppo umano. Ci mancheranno la sua schiettezza e il suo sorriso. Buon viaggio. m.c.