Il dottor Antoine Roggo, dell’Università di Berna, ha consegnato la cosiddetta “super perizia” disposta dalla Corte di Appello per far luce sulla morte del 44enne del Mendrisiotto, avvenuta alla “Rotonda” di Gordola il 22 aprile 2017.
Le conclusioni sono clamorose. La lacerazione dell’arteria vertebrale sinistra, che determinò il decesso, non fu verosimilmente di origine traumatica. Secondo l’esperto, la dissezione sarebbe da ascrivere invece a un’alterazione patologica del vaso sanguigno.
Insomma, poco importa se venne o no sferrato un pugno, sempre negato dall’imputato: il dramma andrebbe ricondotto a una malattia preesistente. A cause naturali, manifestatesi indipendentemente da quanto stava accadendo nell’atrio della discoteca.
Roggo ha inoltre escluso la frattura del clivus (un ossicino del cranio), sostenuta dagli accusatori privati a supporto della tesi dell’omicidio intenzionale. In primo grado – era il maggio del 2019 – il giovane fu condannato per omicidio colposo (e altri reati). Cinque anni di carcere la pena inflittagli.
Ora la sorpresa. La perizia giudiziaria, ordinata a fronte dei pareri discordanti prodotti dalle parti, segna indubbiamente un punto a favore dei difensori, Yasar Ravi e Luisa Polli. Ma la vicenda è tutt’altro che chiusa; anche perché c’è da presumere che sul rapporto non mancheranno le richieste di delucidazione.
La superperizia sul dramma di Gordola
Il Quotidiano 18.06.2021, 20:55