BIRDLAND
Da lunedì 14 a venerdì 18 settembre 2015 alle 23:00
Randy Weston e il panafricanismo

Contenuto audio
Randy Weston (1./5)
Birdland 15.09.2015, 01:00
Randy Weston (2./5)
Birdland 16.09.2015, 01:00
Randy Weston (3./5)
Birdland 17.09.2015, 01:00
Randy Weston (4./5)
Birdland 18.09.2015, 01:00
Randy Weston (5./5)
Birdland 19.09.2015, 01:00
Un padre appassionato di cultura africana che gli fa abbandonare il basket per il pianoforte; una madre che lo inizia al gospel e al negro-spiritual; un’adolescenza immerso in uno stimolante contesto musicale; l’incontro con Thelonious Monk e la profonda amicizia con Duke Ellington, che considera come secondo padre. Tutta la vita di Randy Weston (1926), uno dei grandi anziani del jazz ancora in attività recentemente ospite del Festival Jazz di Chiasso 2015, è stata segnata dalla musica e dall’Africa.
Di lui ricordiamo i debutti nei primi anni ’50 con Kenny Dorham e Cecil Payne, il riconoscimento di Down Beat che nel 1955 lo nomina miglior pianista emergente, le successive collaborazioni con Booker Erwin e soprattutto con la trombonista e arrangiatrice Melba Liston, la passione per le culture africane, il lungo soggiorno in Marocco tra anni ’60 e ’70, i numerosi viaggi di studio che gli hanno permesso di approfondire le conoscenze della musica africana e di proporre - tra i primi – l’incontro fra il jazz e quelle che sono le radici più profonde dell’odierna musica afro-americana.
Oggi, più di cinquant'anni dopo, lo ritroviamo ancora ricco di vitalità creativa e ancor più ricco di un enorme bagaglio culturale fatto di esperienze, di studio, di esplorazioni musicali e geografiche. Il pianismo di Randy Weston può essere definito "monkafricano" non solo perché la lezione di uno dei suoi modelli prediletti - Monk appunto - e di Duke Ellington è evidente nel suo tocco, nel suo modo di approcciarsi allo strumento, ma anche perché più e meglio di altri ha saputo svelare l'intima essenza delle radici sonore del jazz. La sua musica incarna il più autentico humus afro-americano e continua a distillare inesauribile linfa vitale proprio da un’approfondita ricerca sugli stretti legami fra il jazz e il Continente Nero, che negli anni ha dato vita ad entusiasmanti avventure come quella con i Master Gnawa Musicians - depositari di una delle più antiche, affascinanti e misteriose tradizioni del Marocco - o quella delle varie incarnazioni dei suoi African Rhythms guidati dallo spirito mai domo di un indagatore sonoro per molti versi inimitabile.