Colpo di scena

Dossier Davos

Originale radiofonico di Guido Piccoli

  • 27 novembre 2017, 14:30
iStock-Davos
  • Davos

COLPO DI SCENA
Da lunedì 27 novembre a venerdì 08 dicembre 2017 alle 13:30

Regia dell’autore
Con Lucia Angella, Antonio Ballerio, Enrico Bertorelli, Mario Cei, Margherita Coldesina, Augusto di Bono, Mirko d’Urso, Diego Gaffuri, Eleni Molos, Claudio Moneta, Silvano Piccardi, Margherita Saltamacchia, Anahì Traversi
Suono: Thomas Chiesa
Produzione: Francesca Giorzi
(NUOVA PRODUZIONE RSI 2017)

Tutti gli episodi del: "Dossier Davos"

  • Dossier Davos (1./10)

    Colpo di scena 27.11.2017, 14:30

  • Dossier Davos (2./10)

    Colpo di scena 28.11.2017, 14:30

  • Dossier Davos (3./10)

    Colpo di scena 29.11.2017, 14:30

  • Dossier Davos (4./10)

    Colpo di scena 30.11.2017, 14:30

  • Dossier Davos (5./10)

    Colpo di scena 01.12.2017, 14:30

  • Dossier Davos (6./10)

    Colpo di scena 04.12.2017, 14:30

  • Dossier Davos (7./10)

    Colpo di scena 05.12.2017, 14:30

  • Dossier Davos (8./10)

    Colpo di scena 06.12.2017, 14:30

  • Dossier Davos (9./10)

    Colpo di scena 07.12.2017, 14:30

  • Dossier Davos (10./10)

    Colpo di scena 08.12.2017, 14:30

Il mondo rischia di scoppiare. Non per un asteroide e nemmeno per il pugno di ferro (o meglio all’uranio e plutonio) tra Trump e Kim Jong-un. Ma, al suo interno, per la gravissima malattia generata dal sistema economico capitalista che ha stravinto dappertutto, imponendo le sue regole anche laddove, a parole, si continua pateticamente a fingere di governare con quello sconfitto, il sistema socialista. Ma la vittoria globale non è riuscita a eliminare tanti dubbi, lamenti e proteste che, anzi, negli ultimi anni non fanno che aumentare. E allora, per meglio contrastarli, i supermanager di un’anonima multinazionale (insieme cinici, capaci e sagaci) radunano nel più confortevole hotel della confortevole Davos un gruppo multidisciplinare, composto di esperti di vari paesi. Sono più o meno gli stessi che tre anni prima vennero riuniti a Lugano in un seminario simile, travagliato dalla montante contestazione no-global e dal misterioso decesso di uno dei partecipanti. Cambia soltanto il tema. Dalle problematiche trattate a Lugano, legate alla generica salvaguardia del capitalismo, si passa a Davos a quelle dedicate al tema dell’alimentazione, che fu al centro dell’Expo 2015, svoltosi a Milano. Ma rimane l’intuizione, dimostratasi efficace a Lugano. Cioè quella di chiedere agli esperti coinvolti di assumere, durante i giorni del seminario, le vesti di accusatori del sistema economico e, in particolare, della multinazionale committente, perché questa sappia attrezzarsi sempre di più e meglio contro critiche e contestazioni che, tra l’altro, rinfacciano a lei e al sistema nel suo complesso di essere responsabili degli 850 milioni di affamati al mondo e di varie decine di milioni di morti all'anno. Anche questo summit rischia di non rivelarsi altrettanto sereno e pacifico come la regione che lo ospita. A turbarlo sono i problemi “morali” di qualche partecipante, consapevole che tante critiche serviranno esclusivamente alla propaganda della multinazionale, non certo a cambiare le sue scelte strategiche. Ma anche le conseguenze di quello che capitò tre anni prima a Lugano. E soprattutto i rischi di contagio di una tensione internazionale che vede il terrorismo espandersi in ogni continente. Perfino, chissà?, nelle pacifiche e verdi vallate dei Grigioni.

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