Colpo di scena

Il carteggio Aspern

di Henry James

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Tags: carteggio arpern, henry james, fabio battistini, prosa, drama




Rimaniamo nel mondo letterario per un’altra appassionante storia che vi proponiamo di riascoltare: “Il carteggio Aspern” di Henry James con l’adattamento e la regia di Fabio Battistini e le magistrali interpretazioni di Rossella Falk, Giulia Lazzarini, Ketty Fusco e Pino Micol.

James definiva "Il carteggio Aspern" (1888) una storia brillante di un interesse che fa rabbrividire.
Il lungo racconto (adattato per la radio in 10 puntate) è ambientato in Italia e precisamente a Venezia, allora al centro di un incrocio di culture e di razze. Un'Italia dove i luoghi e i valori romantici gli appaiono carichi di valori ambivalenti. E l'ambiguità, bello/brutto, scaltro/ingenuo, buono/cattivo, vero/falso è al centro del racconto che James ambienta in una Venezia fatiscente, con un vago sentore di morte, perché la morte abita quegli antichi palazzi e la vita (il giardino che rifiorisce, l'amore che ridà a miss Tina una nuova giovinezza) si scontra con la "capacità dei veneziani di fare le cose a rilento", una capacità proverbiale, scrive l'io narrante secondo il modulo tipico dello scrittore, in un secolo che muore.
James dissemina nel racconto una serie di tracce autobiografiche, ma traslate e come rimescolate: così la Costance Fenimore Woolson, conosciuta e frequentata a Firenze (ma che morirà a Venezia sei anni dopo la pubblicazione del racconto) diventa Miss Bordereau; mrs. Bronson, la Signora Prest, che risiedeva a Palazzo Alvisi e d'estate ad Asolo a La Mura; la passione del giardinaggio appartiene all'americano Daniel Curtis che viveva a Palazzo Barbaro...; la Mura e Palazzo Barbaro poi, fanno parte della "geografia" veneziana di Eleonora Duse...
E Venezia è quella di Joyce e Mann, di D'Annunzio e Fortuny e soprattutto di quella piazza San Marco con al centro il caffè Floriàn dove si intrecciano le note di Fauré e di Satie, di Mahler e di Chopin.
"Sembra probabile che se non rimanessimo mai perplessi, su di noi non ci sarebbe da dire alcuna storia; parteciperemmo della natura degli onniscienti mortali, i cui annali sono spaventosamente noiosi” annotava James nella prefazione della sua "Principessa Casamassima".


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