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Dedichiamo il palinsesto estivo all’ascolto di sceneggiati e radiodrammi realizzati dal compianto regista Fabio Battistini , improvvisamente scomparso il 13 gennaio di quest’anno. La prima testimonianza del suo passaggio dalla Radiotelevisione Svizzera è del 1991 con la registrazione dello spettacolo “Donna de paradiso e altre laudi” da Jacopone da Todi, proposto con la compagnia dei radioattori nella Cattedrale di Lugano. La sua attività presso la Radiotelevisione svizzera si caratterizza per il tipo di produzioni che proponeva. Le sue scelte erano sempre mirate e preziose: pescava dal repertorio classico i testi più interessanti e meno conosciuti. Com’è stato il caso di “Suo Marito” di Luigi Pirandello (15.08/2.09) autore che ha particolarmente amato e frequentato anche grazie al rapporto d’amicizia avuto con Marta Abba dalla quale aveva ereditato scritti e fotografie. Si ricordano e si ripropongono all’ascolto: “Un amore” di Buzzati, “Sinfonia pastorale” di Gide per i quali chiamava grandi interpreti del teatro di lingua italiana come Giulio Bosetti, Marina Bonfigli, Giancarlo Dettori, Ketty Fusco per citare solo alcuni di quelli che avremo modo di riascoltare quest’estate. Gli attori che Fabio chiamava erano di alto lignaggio, lui si serviva di loro e loro di lui, regista dalla sicura impronta delicata e rispettosa. Il suo stile si caratterizza per la delicatezza, l’attenzione, la cura serena e intellettualmente rispettosa con la quale trattava testi e attori. Un piacere riascoltarli.
UN AMORE
di Dino Buzzati
regia di Fabio Battistini
con Giulio Bosetti
Un amore, il capolavoro di Dino Buzzati, viene trasmesso per 2 domeniche in Scena narrabile ad inquadrare la settimana dedicata all’obiettivo; sceneggiato dal regista Fabio Battisini vanta un cast d’eccezione: Giulio Bosetti, Marina Bonfigli, Elena Ghiaurov, Leda Celani, Massimo Loreto.
"Col nuovo romanzo Un amore ci troviamo nel cuore del più acceso realismo e psicologismo, nella dissezione quasi anatomica di un sentimento amoroso che molti diranno patologico, ma che in realtà tutti gli uomini che non hanno gli occhi e il cuore foderato di una cotenna di lardo hanno almeno virtualmente provato.
Si tratta di questo: della furiosa passione di un uomo maturo, e per giunta intellettuale, il che aggrava il caso, per una forse minorenne ragazza squillo. Argomento vecchio? Vecchio ma con tutte le possibili varianti - dall' Angelo Azzurro fino a Senilità e a Lolita, se non vogliamo risalire a Zola e a molti altri scrittori veristi, - che lo rendono inesauribile.
Buzzati lo ha affrontato con la chiaroveggenza di un clinico, ne ha scritto la diagnosi e ha concluso che almeno in quel caso la prognosi era totale sottomissione a quel male. Per il nuovo personaggio buzzatiano, l'architetto Antonio Dorigo, cinquantenne, convivente con la madre, uomo che con le donne “non ci sa fare" e condannato perciò ad amori venali, la scoperta della giovanissima Laide rappresenta una liberazione, la fine di un incubo, l'inizio di un male orribilmente desiderato perché è il solo che possa introdurre nel cratere della vita un essere che n'era sempre stato escluso.”
Eugenio Montale
Corriere della Sera, 18 aprile 1963
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