Il giardino di Albert
sabato 21 giugno 2014 alle 18:00
Accanto all’enorme numero di morti e alla vastità delle zone coinvolte, la prima guerra mondiale conquistò un altro primato: per la prima volta si assisté all'uso massiccio di scienza e tecnologia sui campi di battaglia.
Quegli anni videro la più rapida accelerazione del progresso tecnico nella storia umana. Molti uomini di scienza, come Max Planck e Ernest Rutherford, aderirono allo spirito e agli sforzi di guerra dei rispettivi Paesi. Pochi rifiutarono, fra cui Niels Bohr e Albert Einstein, che al contrario di Plank era un pacifista convinto. Radio, telefoni, comunicazioni via cavo: le nuove invenzioni vennero applicate sistematicamente alle strategie di guerra. Per la prima volta si combatte nei cieli, con ricognitori, caccia e bombardieri (e con gli Zeppelin), e nelle profondità marine. Mitragliatrici, cannoni a lungo calibro, lanciafiamme e carri armati sono micidiali armi di sterminio. Ma soprattutto un esercito, quello tedesco, commissiona a un chimico un’arma di distruzione di massa: il gas asfissiante. Ha inizio la militarizzazione della scienza. Quel chimico, Fritz Haber, diventa il paradigma dell’uso duale della scienza: Nobel per la chimica per la sintetizzazione artificiale dei nitrati (che porta alla produzione dei concimi), e padre della prima invenzione scientifica eseguita su commessa militare. Una pratica che cambierà per sempre il rapporto fra scienza e guerra.
Del ruolo degli scienziati nella Prima Guerra mondiale si parlerà nel Giardino di sabato, con uno storico, il prof. Luigi Goglia, e un chimico, Matteo Guidotti.
Clara Caverzasio