La Recensione

Ravel multiforme

L’originale omaggio al compositore francese del pianista

"Ravel Fragments" di Bertrand Chamayou, Erato (dettaglio di copertina)

Nel formicolante campo dell’industria culturale, gli anniversari sono macchine da soldi. Ma, a parte il business, gli anniversari sono anche una sorta di grande agenda che ci ricorda gli appuntamenti con la storia e, spesso, implicitamente, un rimprovero per le nostre dimenticanze. In tutte le ricorrenze c’è un fondo di ambiguità. Però, un conto è la celebrazione doverosa, tutt’altra faccenda, invece, la celebrazione affettuosa, festosa, di qualcosa o qualcuno che amiamo o che ci resta indimenticabile. Centocinquant’anni fa, in un paesotto di poche migliaia di abitanti, Ciboure, affacciato sull’Atlantico, proprio lì dove passa il confine tra Francia e Spagna, nasce Maurice Ravel. Un nome che per molti (compreso chi scrive) giustifica qualsiasi anniversario, magari anche il 151°, pur di riascoltare la sua musica. Ravel non può certo dirsi un autore dimenticato e, infatti, c’è una certa vivacità, sempre con l’immancabile minaccia della banalità. A segnalarsi per la sua originalità, c’è però un Ravel Fragments (Erato), un cd concepito e realizzato da un raveliano convinto come il pianista Bertrand Chamayou che ritrae il compositore francese da diverse prospettive. Innanzitutto attraverso lo sguardo dei tanti che a Ravel, indipendentemente dagli anniversari, hanno dedicato omaggi, spesso molto sentiti. Ad esempio Arthur Honegger, Joaquín Nin, Xavier Montsalvatge, Betsy Jolas, Salvatore Sciarrino e altri ancora. E poi il Ravel trascrittore di se stesso, una passione che egli coltivò per tutta la vita e, infine, l’omaggio personale di Chamayou, a sua volta nelle vesti di trascrittore. Risultato: una magnifica galleria di pagine fra cui alcune da portare con sé.

Scopri la serie

Correlati

Ti potrebbe interessare