In concomitanza con l’uscita in italiano del suo ultimo libro, intitolato Un giorno tutti diranno di essere stati contro, ecco un’intensa intervista allo scrittore e giornalista egiziano-statunitense Omar El Akkad. El Akkad riflette sul collasso morale dell’Occidente, incapace di chiamare “genocidio” ciò che sta avvenendo a Gaza per timore delle conseguenze politiche e personali. Denuncia l’ipocrisia di leader e istituzioni che, pur vedendo l’orrore, scelgono il silenzio. L’autore parla da una posizione disillusa e profonda, maturata da reporter in Afghanistan, a Guantanamo, durante la prima guerra del Golfo e durante le sollevazioni arabe popolari del 2010-2011.
Figlio del colonialismo, cresciuto tra culture diverse, El Akkad incarna il trauma dell’esilio e la frattura identitaria, oggi aggravata dal massacro in Palestina, che considera il punto di rottura definitivo. Il suo libro è un atto di coscienza, più che un tentativo di persuasione, nato da una crisi personale e morale che lo ha spinto a non voltarsi più dall’altra parte.
"Un giorno tutti diranno di essere stati contro" di Omar El Akkad, Feltrinelli (dettaglio di copertina)
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