“Abbiamo segnalazioni di bambini che mangiano erba o erbe aromatiche. Parlo con donne che hanno rinunciato a mangiare per giorni per poter sfamare i loro figli. Quindi eccoci qui. Un piccolo rivolo di aiuti ma non sufficiente a salvare vite umane nella misura in cui è necessario”. Così ai microfoni del Radiogiornale della RSI James Elder, portavoce internazionale di UNICEF, descrive la drammatica situazione nella Striscia di Gaza dove, da inizio settimana, sono entrati i primi camion carichi di aiuti umanitari, perlopiù attraverso il valico di Kerem Shalom, a sud est della Striscia. Per le Nazioni Unite si tratta di “una goccia nel mare” (solo giovedì, tra l’altro, secondo i dati resi noti dell’Autorità Nazionale Palestinese, ben 29 bambini e anziani sono morti a causa della mancanza di cibo).
“Sì, finalmente stanno arrivando alcuni aiuti. Al momento si tratta di una manciata di camion. Durante il cessate il fuoco, circa 500 camion al giorno entravano a Gaza. Ora sono pochi e arrivano dopo un blocco di undici settimane. Quindi alcuni stanno arrivando, ma non abbastanza - sottolinea James Elder -. Non si sarebbe mai dovuto permettere che le cose peggiorassero così tanto per le donne e per le ragazze, per i ragazzi, per i civili di Gaza. E naturalmente diamo il benvenuto a ogni camion. Ma non possiamo fingere che questo piccolo rivolo sia la soluzione a quella che l’organismo nutrizionale più autorevole del pianeta ha definito una situazione di “quasi carestia.” C’è abbastanza cibo per sfamare un milione di persone per 4 mesi proprio dall’altra parte del confine, pronto per essere consegnato. Tutti gli aiuti necessari per bambini e donne si trovano proprio dall’altra parte del confine. Oltre il 90% della popolazione di Gaza sta soffrendo alti livelli di insicurezza alimentare”.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato giovedì che la costruzione delle prime zone di distribuzione di aiuti umanitari a Gaza sarà completata nei prossimi giorni, spiegando che la sua intenzione è creare delle zone sicure e “sterili” per i civili (vale a dire esenti dalla presenza di Hamas) dove i residenti potranno ricevere aiuti umanitari.
Gli aiuti saranno gestiti dalla nuova e controversa fondazione privata, la Gaza Humanitarian Foundation, fondata a Ginevra a febbraio 2025. Questa e altre fondazioni e organizzazioni private inizieranno a fine maggio a operare nella Striscia di Gaza. Cosa cambierà per organizzazioni delle Nazioni Unite come Unicef?
“A questo punto è difficile dire cosa cambierà per le Nazioni Unite - spiega Elder -. Lo scenario peggiore è che le quantità di aiuti che possiamo portare siano limitate, e questo sarà il cambiamento più importante per la popolazione di Gaza, perché ciò che le Nazioni Unite fanno, non solo a Gaza, ma dall’Afghanistan all’Ucraina, dallo Yemen al Sudan, è andare dove la gente ha bisogno di aiuti. Quello che fa questa fondazione, la Gaza Humanitarian Foundation, è allestire una manciata di punti di distribuzione e costringere le persone a spostarsi. In questo modo si favoriscono i piani dell’esercito israeliano. È una chiara violazione del diritto umanitario internazionale. Bisogna andare dove la gente ha bisogno, non solo perché è giusto in linea di principio ma naturalmente perché ci sono feriti, anziani, donne con bambini piccoli senza marito. Questi ultimi, invece, secondo Israele, dovrebbero spostarsi da nord a sud, perché è lì che si trovano i punti di distribuzione”.
Anche Martina Marchiò, infermiera a Gaza di Medici Senza Frontiere (MSF), descrive una situazione che resta drammatica. “Purtroppo è riuscito a entrare solo un numero molto ridotto di camion e gli aiuti umanitari non sono stati ancora distribuiti nelle varie parti della Striscia. Questi camion sono completamente insufficienti per rispondere ai bisogni di oltre 2 milioni di persone che si ritrovano affamate, assetate da oltre due mesi”.
“Situazione catastrofica, la popolazione sopravvive a stento”
La situazione umanitaria, dice Martina Marchiò, è “catastrofica”. “Siamo davvero alla fine della corsa, Siamo alle ultime battute. C’è un bisogno immediato di un cessate il fuoco e di una riapertura dei confini per far entrare gli aiuti in maniera massiccia e continuativa. Purtroppo siamo davvero di fronte a una catastrofe di portata enorme. La popolazione sopravvive a stento e si trova in un contesto dove non c’è più da mangiare e si fa fatica a trovare dell’acqua pulita, ad accedere alle cure mediche salvavita e alle cure mediche di base”.
Bombardamenti continui e in più luoghi contemporaneamente: civili ammassati
La situazione nelle strutture mediche diventa ogni giorno più complicata, denuncia l’infermiera di MSF. “Questo non solo a causa della chiusura totale del confine da oltre due mesi ma anche perché siamo entrati in una nuova fase di questo conflitto. Purtroppo le persone si sono ritrovate e si ritrovano ogni giorno a doversi spostare a causa dei pesanti attacchi violenti e brutali in più parti della Striscia contemporaneamente e a causa degli ordini di evacuazione massicci, che arrivano in moltissime zone nello stesso momento. Lo spazio disponibile è sempre di meno, le persone si affollano in ogni centimetro di terra rimasta e questo, ovviamente, significa che i pochi ospedali rimasti in piedi, i pochi ambulatori, devono rispondere a bisogni sempre crescenti. Purtroppo ci sono tantissimi feriti che continuano ad arrivare nei pochi ospedali parzialmente funzionanti e gli ambulatori sono completamente sovraffollati dai pazienti che arrivano con patologie legate alla salute primaria, alla malnutrizione, alle malattie croniche e a tanto altro”.
“Bisogna mettere la parola fine a questa violenza che dura ormai da oltre 20 mesi”
C’è bisogno in questo momento di una presa di posizione importante da parte della comunità internazionale, dice Martina Marchiò. “Purtroppo non c’è più tempo, non ce n’è più per nessuno. È arrivato il momento di rendersene conto ed è arrivato il momento di mettere la parola fine a questa violenza che dura ormai da oltre venti mesi”.
RG delle 7.00 del 23.05.2025 La situazione a Gaza; l’intervista a James Elder, portavoce internazionale di UNICEF di Camilla Camponovo
RSI Info 23.05.2025, 09:54
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