Oggi, la storia
Giovedì 10 settembre 2015 - 07:05

Oggi, la storia 10.09.15
Oggi, la storia 10.09.2015, 07:05
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Nel 1815, quando l’Uruguay non era ancora uno stato e nemmeno si chiamava così, José Artigas, a capo di una sollevazione popolare, espropriò le terre -sono parole sue- dei cattivissimi europei.
Fu la prima riforma agraria in America, mezzo secolo prima di Lincoln e cent’anni prima di Emiliano Zapata. Gli europei lo definirono un progetto criminale e Artigas, sconfitto, cinque anni dopo fu esiliato e in esilio morì.
Questa vicenda è consegnata da Eduardo Galeano al 10 settembre, nel suo “I figli dei giorni”, un libro che percorre il passato raccontandolo giorno dopo giorno, e illuminando, con altri occhi, vicende per lo più sommerse, trascurate nei libri di storia.
Eduardo Galeano, lo scrittore uruguaiano scomparso nell’aprile di quest’anno, benché non si sia mai considerato uno storico, ci ha offerto, nei suoi scritti, un intreccio di voci del passato: di un passato altrimenti vissuto e altrimenti narrato. E ben sappiamo con quale intensità la storia possa affiorare dalla letteratura, a nutrire il nostro sentimento della vita.
Di Galeano basterà ricordare il saggio “Le vene aperte dell’America latina” con il quale, come lui stesso dichiarò, intese divulgare alcuni fatti nascosti o mistificati nella storia ufficiale, scritta dai vincitori: parlò di economia politica, ma lo fece sempre nello stile di un racconto d’amore.
E sfumature liriche colorano anche queste parole: “Nel 1492- scrive Galeano- i nativi scoprirono di essere indios, scoprirono che vivevano in America, scoprirono di essere nudi, scoprirono che esisteva il peccato, scoprirono che dovevano ubbidire a un re e a una regina di un altro mondo e a un dio di un altro cielo e che questo dio aveva inventato la colpa e i vestiti e aveva comandato che fosse bruciato vivo chi adorava il sole e la luna e la terra e la pioggia che la bagna.”
Su queste parole un po’ inquietanti, mi vien da dire che hanno figli davvero lontani, i giorni, figli lontani, che non si riconoscono, che non si incontrano, e quando si incontrano non sanno guardarsi.
La storia abita tante dimore lontane. Ogni racconto ne dimentica, o forse ne nasconde, inevitabilmente, un altro.
E’ bene ricordarlo, anche in questa stagione che avvicina, tragicamente, dimore lontane.