Oggi, la storia

Il quinto elemento

Di Claudio Visentin

  • 16.09.2015, 09:05
Quercia disegno di Stefano Faravelli.jpg
  • Stefano Faravelli

Oggi, la storia
Mercoledì 19 settembre 2015 - 07:05

Una recente ricerca ha concluso che nel mondo ci sono oltre tremila miliardi di alberi, 422 piante per ogni essere umano. Un numero sorprendente, quasi dieci volte più di quanto si era finora creduto. È un risultato che conforta e fa ben sperare, anche se il numero di alberi sarebbe comunque dimezzato rispetto ad altre epoche storiche. E proprio degli alberi nella storia vorrei parlare quest’oggi.

Gli alberi hanno svolto un ruolo fondamentale nel nostro passato. È soprattutto attraverso il legno che la storia naturale si lega alla storia dell’uomo. Per questo nella cultura tradizionale cinese il legno è considerato il quinto elemento, dopo il fuoco, la terra, l’aria e l’acqua.

Il legno è stato per secoli una materia prima insostituibile, utilizzata nelle forme più varie: centinaia di tronchi di quercia, trasformati in travi, potevano reggere una grande casa; con il legno si costruivano i mobili e un ceppo ardeva nel camino per riscaldare le stanze. Di legno erano i mezzi di trasporto, dall’umile carretto all’imponente nave oceanica. E così via. Gli esempi potrebbero essere infiniti, sino agli usi più particolari: con l’abete rosso delle Dolomiti e l’acero dei Balcani si costruivano - e ancora si costruiscono - i pregiati violini di Cremona. E durante la Prima guerra mondiale erano di legno le eliche degli aerei.

La civiltà degli alberi e del legno ha accomunato le più diverse culture mondiali nella ripetizione di gesti antichi, legati ai cicli della natura.

Nel ventesimo secolo il legno ha perso importanza in favore dell’acciaio e della plastica, e il suo uso quotidiano si è ridotto. I legni pregiati sono diventati un accessorio di lusso, per esempio le finiture in radica di noce del cruscotto di una fuoriserie.

Assieme al legno vanno scomparendo numerosi mestieri, come il boscaiolo o il falegname. Competenze un tempo banali sono oggi possedute da pochi: quanti sanno ancora accendere e mantenere vivo un fuoco? Quanti sanno distinguere un albero da un altro, apprezzare le diverse qualità e i diversi usi di quel particolare legno?

Forse davanti a queste trasformazioni dovremmo ricordare, come ha scritto il poeta Auden, che “Una cultura non è superiore ai suoi boschi”.

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