Oggi, la storia

La parola di Krishnamurti, tra Oriente e Occidente

di Lina Bertola

  • 18.02.2016, 08:05
Libertà Krishnamurti
  • iStock

Oggi, la storia
Giovedì 18 febbraio 2016 - 07:05

Il 18 febbraio di trent’anni fa l’indiano Jddu Krishnamurti concludeva in California la sua lunga vita, trascorsa in giro per il mondo a portare quella parola di saggezza che ancora ispira molti luoghi di riflessione in America, in Inghilterra e anche in Svizzera. Una parola libera da dogmi, da fedi religiose, e pure dai possibili condizionamenti della conoscenza.

Leggendo i suoi dialoghi, attorno a temi fondamentali della vita, si avverte uno strano effetto di spaesamento. Krishnamurti accoglie le domande dei suoi interlocutori, domande pronunciate dentro i linguaggi e le idee della nostra cultura: il valore dello sforzo, della disciplina, del progresso, la ricerca del bene e della felicità; le accoglie, queste domande, ma per accompagnarle in un’atmosfera totalmente altra.

Perché è proprio la parola di Krishnamurti ad essere totalmente altra. Una parola che non dice, che non spiega, ma indica; indica un orizzonte inesplorato in cui sperimentare il proprio vivere.

Indica un altro modo di comprendere la vita, al di là della conoscenza che può bloccare la nostra esperienza. La comprensione, dice Krishnamurti, avviene tra un pensiero e l’altro, nel luogo silenzioso di una mente quieta che esamina se stessa. Piuttosto che dare risposte, invita a lasciare che le domande agiscano dentro di noi, per accompagnarci verso una comprensione più profonda. Come dire: forse la saggezza sta da un’altra parte rispetto a ciò che conosciamo.

Stare nelle domande significa allora dare alla parola un senso ulteriore, oltre la conoscenza verbale, oltre la parola che dice ciò che sappiamo.

Un mondo altro, vien da pensare, affascinante quanto lontano.

Eppure, alle radici della nostra civiltà possiamo scoprire un’inattesa vicinanza: “Il signore, il cui oracolo è a Delfi, non dice né nasconde, ma indica”. Parole di Eraclito, VI/V secolo avanti cristo.

Poi, il logos occidentale ha fatto le sue scelte. Ha scelto la parola che determina, che definisce. La parola che oggettiva e separa la realtà nei suoi significati. Parlare è dire qualcosa e non qualcosa d’altro. In questo modo la filosofia occidentale ha inaugurato il cammino della ragione e le forme del pensiero dentro cui diamo un senso alla vita.

La voce di Krishnamurti ci ricorda allora quell’altrove non più pensato, ma che continua ad appartenerci, come occasione di comprensione e di saggezza; Il suo messaggio è un invito a interrogare il nostro pensiero e a mantenere uno sguardo critico sulle forme della nostra razionalità e della nostra esistenza.

Ti potrebbe interessare