È ormai nota la cocciuta predilezione di Babilonia per gli artisti che si sottraggono con una certa agilità ad ogni tentativo di catalogazione, passando trasversalmente da un genere all’altro senza mai perdere la bussola di una personale e fascinosa poetica sonora. Non sfugge a questa regola l’ospite di oggi, Alessandra Celletti, cresciuta musicalmente in ambito prettamente classico ma sempre affamata di esperienze artistiche che si moltiplicano con improvvise deviazioni in territori creativi tutti suoi. Alessandra esordisce come autrice nel 2006 con Chi mi darà le ali, ma è anche apprezzata interprete di un vasto repertorio che include composizioni di Debussy, Ravel, Satie, Gurdjieff, Scott Joplin e Philip Glass. Nel 2007 pubblica The Golden Fly, sedici composizioni originali per piano, seguito, nel 2008 da Way Out, nel quale le sonorità del pianoforte, si fondono alla forza ritmica della batteria. Molte le sue collaborazioni, dall’artista concettuale svedese Paulina Wallenberg Olsson al sassofonista Nicola Alesini fino al compositore inglese Mark Tranmer, con il quale ha pubblicato l’album The Red Pages. Il libero movimento dei suoni ha anche reso possibile l’incontro tra Alessandra Celletti ed uno dei massimi esponenti della musica elettronica sperimentale contemporanea, Hans Joachim Roedelius, con il quale Celletti ha composto l’album Sustanza di cose sperata, uscito nel 2009 in contemporanea ad Alessandra Celletti plays Baldassarre Galuppi, album dedicato ad uno dei cosiddetti “minori” veneti del Settecento. Quanto basta, insomma, per ingolosire ogni amante di promiscuità sonore che si rispetti.
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