
Oggi, la storia 06.02.15
Oggi, la storia 06.02.2015, 07:05
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Nel contesto della celebrazione delle giornate della memoria spesso si sente (e si è sentito) parlare di «diaspora» ebraica: tale termine deriva dal greco, che con il verbo diaspéirein esprime il significato di "seminare", "sparpagliare", inizialmente con diretta allusione all'attività agricola della semina (si veda la parola «spora» in botanica), ma anche a quella connessa alla fecondazione degli esseri viventi (si noti, ad esempio, la medesima radice presente in «spermatozoo»).
Lo sparpagliamento del popolo giudaico per il mondo, com'è noto, ebbe inizio molti secoli or sono, nell'VIII sec. a.C., e trovò nella cattività babilonese prima, e nelle distruzioni di Gerusalemme poi - nefaste furono quella del 597 e quella del 586 a.C., la cifra di ciò che si trasformò in una sorta di maledizione storica. Abituati in modo coatto a istallarsi in comunità sparse per il Mediterraneo, i Giudei combatterono sempre per la loro terra (si pensi alle rivolte dei Maccabei) e cercarono di ritrovare un ubi consistam nella difficile terra di Palestina mediando con le grandi potenze di turno: in particolare, l'atteggiamento di Roma fu determinante. Tendenzialmente disposta a lasciare una blanda autonomia alla Giudea anche dopo la sua riduzione a provincia (si ricorderà che ai tempi di Gesù Cristo il governatore Ponzio Pilato interloquiva e mediava con le autorità giudaiche - il sinedrio, il sommo sacerdote -), Roma fu la responsabile storica di un doppio colpo di scopa che diede alla diaspora il suo carattere di esilio pressoché ininterrotto fino alla fondazione dello stato di Israele. Furono infatti le rivolte giudaiche del 70 e del 135 a determinare la cosiddetta «grande diaspora», che ebbe come effetto la cacciata dei Giudei dalla loro terra e la distruzione del tempio di Salomone (di cui conosciamo i miserandi ruderi del Muro del pianto). La rivolta del 70 vide la sua conclusione, drammaticissima, con l'assedio della fortezza di Masada, presa dai Romani (a quel tempo l'imperatore era Tito figlio di Vespasiano), i quali costruirono una rampa d'assedio con un dislivello di più di 120 metri per fare breccia nelle mura della cittadella, dove gli zeloti ivi asserragliati si suicidarono in massa pur di non cadere nelle mani del nemico. In seguito, poi, ai disordini del 115-117 (specie in Egitto), nel 132 la rivolta di Bar Kokhba venne repressa da Adriano con una durezza inedita: lo storico Cassio Dione parla di 580 mila perdite umane da parte dei Giudei.
Iniziava così la millenaria diaspora del popolo di Israele, paradigma e simbolo di tutte le esecrabili persecuzioni dei popoli reietti.