Oggi, la storia

Il Leonardo riscoperto e Isabella d‘Este

di Simona Boscani Leoni

  • 16.02.2015, 08:05
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Il Leonardo riscoperto e Isabella d‘Este

Oggi, la storia 13.02.2015, 15:27

È di pochi giorni fa la notizia della scoperta di un dipinto a olio attribuito a Leonardo da Vinci (1452-1519) conservato nelle casseforti di una banca privata di Lugano. Il quadro è stato sequestrato dalla polizia su richiesta della procura di Pesaro che sospetta un trasporto illegale del quadro fuori dai confini della vicina penisola. Il dipinto ritrarrebbe Isabella d’Este (1474-1539), marchesa di Mantova. L’opera, la cui autenticità secondo gli esperti di da Vinci sarebbe certa e il cui valore di mercato si aggirerebbe intorno ai 95 milioni di euro, era riemersa nel 2013, per poi scomparire di nuovo fino a pochi giorni fa.

Nel mio intervento di oggi non voglio occuparmi delle trame sotterranee che spesso - purtroppo - coinvolgono banche e banchieri elvetici, e in questo caso ticinesi, ma vorrei piuttosto soffermarmi su Isabella d’Este e sul suo ruolo di mecenate delle arti.

Prima però un po’ di genealogia, perché con Isabella tocchiamo il nerbo delle famiglie che hanno retto i diversi piccoli stati di cui si componeva l’Italia nel Rinascimento. Isabella era figlia del duca di Ferrara Ercole I d’Este (1431-1505) e di Eleonora d’Aragona, a sua volta figlia del re di Napoli Ferdinando I (1424-1494). Beatrice d’Este (1475-1497) era sua sorella e andò sposa a Ludovico Sforza (1452-1508), duca di Milano. Isabella era una donna nota nell’Europa del tempo per la sua erudizione: conosceva le lingue antiche, s’intendeva di storia e letteratura, era dotata per la musica (suonava il flauto e il liuto) ed era anche famosa per la sua passione per l’arte. A sedici anni si unì in matrimonio a Francesco II Gonzaga (1466-1519), marchese di Mantova, anche lui fornito di una vasta cultura, giacché si era formato nella scuola fondata dal famoso umanista Vittorino da Feltre (1378-1446).

La coppia è conosciuta proprio per l’attività di mecenatismo a favore di Ariosto, sostenuto negli anni di redazione dell’Orlando furioso, e a loro si deve anche l’attività di Giulio Romano a Mantova. Palazzo Tè ne è l’esempio più importante. All’interno di questa cerchia agirono anche Tiziano e Leonardo, autori di due ritratti di Isabella. Quello di Leonardo, che peraltro ricorda molto da vicino l’immagine della donna ritratta nel quadro da poco riscoperto a Lugano, è esposto al Louvre.

Il quadro di Lugano, se davvero opera di Leonardo, sarebbe una prova ulteriore dell’attività di sostegno alle arti del casato dei marchesi di Mantova e, ancora una volta, sarebbe la conferma del ruolo spesso avuto dall’arte e dagli artisti nel Rinascimento, ma in fondo anche oggi, come sostegno e “abbellimento” del potere politico.

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