
Oggi, la storia 10.03.15
Oggi, la storia 10.03.2015, 07:05
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Il 7 marzo 1822 muore a Wattwil nel Canton San Gallo Salome Bräker, nata Ambühl. Povertà e ristrettezze hanno caratterizzato la sua vita. Nel 1761 era andata sposa a Ulrich Bräker, figlio di contadini. Continui litigi avevano caratterizzato la sua relazione matrimoniale con Ulrich. Il marito però la rispettava per le sue spiccate doti organizzative, indispensabili per la sopravvivenza della famiglia. Salome strillava e brontolava spesso, negli affari era però più capace del marito e Ulrich aveva bisogno di lei “come ogni casa di un crocifisso”.
Conosciamo questi dettagli riguardanti il carattere e le vicissitudini di Salome grazie all’autobiografia e ai diari scritti dal marito Ulrich Bräker – un poveruomo del XVIII secolo che ci ha regalato, con le sue parole, un documento storico e umano di inestimabile valore. Bräker, nato povero, vive da povero e muore squattrinato. Trascorre una vita in miseria e ci descrive una Svizzera che non ha nulla di idilliaco.
Già il padre di Bräker non riesce a vivere solamente dell’agricoltura e si guadagna da vivere come lavoratore a giornata e salnitraio, cioè produttore di polvere da sparo. All’età di vent’anni, Bräker viene assunto come mercenario da un reclutatore prussiano che lo manda a Berlino, dove riceve una sommaria e sbrigativa educazione alla vita militare. Nel 1756 partecipa alla battaglia di Lobositz senza sapere né come né perché. È impaurito e disorientato. Diserta mentre la battaglia è ancora in corso e, dopo varie peripezie, riesce a tornare in patria. Nella sua autobiografia descrive con grande chiarezza l’assurdità della guerra.
Tornato nel Toggenburgo sposa Salome Ambühl e si costruisce una casa. Su sollecitazione della moglie, ricorre a un prestito e si lancia nel commercio del filo. A causa della morte precoce del padre per un incidente di lavoro, deve occuparsi non solo della propria famiglia, ma anche dei fratelli minori. A questo si aggiungono il periodico ripetersi di carestie, i vicini che gli rubano le patate dall’orto, la dissenteria che gli porta via i due figli maggiori.
Per sottrarsi almeno idealmente alle ristrettezze della vita reale, fugge nel mondo della scrittura. Nonostante la scarsa formazione scolastica, è un assiduo lettore e inizia a scrivere all’età di 33 anni. Descrive la sua vita e lo fa con il cuore e con la pancia, in modo semplice e chiaro. Vent’anni dopo riesce a far pubblicare dall’editore zurighese Füssli la sua autobiografia, la Vita di un poveruomo, che viene accolta con entusiasmo dai contemporanei.
Termino con una citazione risalente al 18 marzo 1777 e tratta dal diario di Ulrich Bräker: “Questo mondo mi sta troppo stretto. Allora me ne creo uno nuovo nella mia testa. Poi però, ahimè, quando tento di farlo mio, mi accorgo che sono soltanto sogni e chimere”.