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Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio - Amara Lakhous

Roma, una piazza, un palazzo popolato da persone di varia provenienza etnica e culturale, e un morto nell’ascensore. Questi sono gli ingredienti per un romanzo giallo che narra l’Italia moderna con una satira pungente e grande sensibilità.

  • 3.12.2022
  • 4 min
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Ciao, sono Michela e sono dottoranda in Italianistica presso la Ohio State University, negli Stati Uniti.

Oggi vi parlo del romanzo di Amara Lakhous, intitolato “Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio”, pubblicato per la prima volta nel 2006 da E/O Edizioni e vincitore del premio Flaiano.

Amara Lakhous è un antropologo, scrittore, e giornalista algerino e cittadino italiano. “Scontro di civiltà” è il suo romanzo più famoso e nel 2010 ne è strato tratto un film diretto da Isotta Toso.

Lakhous, prendendo ispirazione dalla propria esperienza migrante e dai suoi studi in antropologia, propone un romanzo che narra i rapporti fra diverse culture e identità in Italia. “Scontro di civiltà” è un romanzo geniale, perché attraverso le rigide convenzioni del racconto giallo, dà spazio a personaggi che solitamente non hanno voce, e lo fa leggerezza e umanità.

Proprio per questo motivo “Scontro di civiltà” è anche una storia corale. Ogni personaggio, di diversa estrazione culturale e sociale, propone il proprio punto di vista sui fatti legati al delitto. Questa scelta narrativa permette alle lettrici e ai lettori di osservare come i pregiudizi e le esperienze personali influenzino la nostra percezione dello straniero.

La trama del romanzo è abbastanza semplice. Ci troviamo nel quartiere Esquilino, a Roma, e più specificatamente in un condominio in cui vivono persone di diversa provenienza etnica e culturale. Dopo il rinvenimento del corpo di Lorenzo Manfredini, detto “il gladiatore”, nell’ascensore del palazzo, la polizia interroga gli abitanti e coloro che gravitano attorno a Piazza Vittorio. La narrazione si snoda attraverso i diversi interrogatori e digressioni che danno spazio ai pensieri dei vari personaggi, in particolare quelli di Amedeo, un uomo misterioso di cui non è chiara la nazionalità.

Raramente ho letto un romanzo così divertente e leggero, e al tempo stesso capace di narrare con estrema acutezza temi scottanti e attuali quali il razzismo sistemico, migrazione e immigrazione, integrazione, barriere sociali e linguistiche che incontrano sia coloro che arrivano in Italia, sia coloro che italiani lo sono, ma in fondo non si sentono mai completamente italiani. Il romanzo ci spinge a ripensare con umanità alla figura dell’immigrato, ma è anche in grado di farci riflettere sulla complessità dell’essere italiani.

Uno dei personaggi, Parviz Mansoor Samadi mette in piena luce quanto la nazionalità sia un concetto in fondo molto più fluido di quanto non si pensi:

“Amedeo è Italiano? Qualsiasi risposta non risolverà il problema. Ma poi chi è italiano? Chi è nato in Italia, ha un passaporto italiano, carta d’identità, conosce bene la lingua, porta un nome italiano e risiede in Italia? Come vedete la questione è molto complessa. Adesso, almeno, vi basti sapere che Amedeo conosce l’italiano meglio di milioni di italiani sparsi come cavallette ai quattro angoli del mondo”

Se siete appassionati di romanzi gialli con una spiccata vena umoristica e una pungente critica sociale, questo romanzo vi terrà col fiato sospeso.

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