La scorsa settimana Basilea è tornata, per qualche giorno, a essere la capitale mondiale dell’arte contemporanea. Dal 16 al 22 giugno, Art Basel ha infatti accolto quasi 300 gallerie provenienti da 42 Paesi e oltre 4000 artisti, senza contare gli innumerevoli eventi collaterali sparsi per la città che ogni anno sembrano moltiplicarsi.
Oltre alle nuove e interessanti proposte della fiera, come la sezione “Premiere” (pensata per facilitare la partecipazione di gallerie di piccole dimensioni), nelle immediate vicinanze dei padiglioni di Messe Basel continuano a guadagnare spazio realtà alternative e sperimentali. Tra queste, il Basel Social Club, che quest’anno ha occupato un’ex banca privata con più di 100 stanze.
Tra le numerose proposte emerse quest’anno abbiamo individuato alcuni nomi che ci sono sembrati particolarmente interessanti. Di seguito, una selezione di sette artisti da tenere d’occhio.
Atelier Van Lieshout. The Voyage – A March To Utopia, 2025 (Art Basel, Unlimited)
L’Atelier Van Lieshout, fondato dallo scultore visionario Joep van Lieshout a Rotterdam, sfida i confini sociali, etici e tecnologici con opere che flirtano con potere, fertilità, sesso e morte.
L’opera è un viaggio senza fine che attraversa la grande hall come una marcia verso il destino. Oltre 80 pezzi tra sculture, macchine e strutture compongono una parata visionaria che racconta l’ostinata ricerca umana di un mondo migliore, anche contro ogni logica.
Un’opera totalizzante, che non solo occupa gran parte dello spazio fisico di “Unlimited”, ma colpisce anche come un pugno allo stomaco, lasciando un segno profondo a livello emotivo.
Cosima von Bonin. Alpha Plus Mind, Gamma Minus Morals (Mae Day X), 2024 (Art Basel)
Nata a Mombasa nel 1962, Cosima von Bonin è nota soprattutto per le sue sculture e installazioni in tessuto, in cui usa umorismo e cultura pop per mettere in discussione le convenzioni sociali.
Rifiutando ogni genere di etichetta, lascia che la sua pratica artistica rimanga fluida e sfuggente. L’impiego ricorrente di creature marine – molli, passive, disilluse – diventa simbolo di una resistenza pigra ma consapevole, che sfida l’ossessione contemporanea per la produttività e la performance identitaria.
Un linguaggio comico e surreale in grado di smontare gerarchie, prendersi gioco delle aspettative e insegnarci a guardare le cose da un’altra prospettiva.
Ernie Wang. Cauldron #5, 2025 (Basel Social Club)
Ernie Wang, nato nel 1993 a Taiwan, vive e lavora a Berlino. Il suo studio è un caos creativo pieno di strumenti e oggetti di ogni tipo, con cui realizza sculture che sembrano dei mondi nostalgici in miniatura.
Popolate da scivoli, torrette, scale, catene di ceramica e da un elemento ricorrente – un fagiolo – le sue opere sono colorate, ironiche e piene di dettagli giocosi. L’artista si lascia infatti spesso ispirare da parchi a tema e videogiochi.
Sotto questa superficie vivace, però, si nasconde qualcosa di più profondo: una riflessione sulle difficoltà del prendere decisioni, sul desiderio di evadere e su cosa significa affrontare, da adulti, una realtà spesso disordinata e imprevedibile.
Latifa Echakhch. Untitled (Tears Fall), 2025 (Art Basel, Unlimited)
Nata nel 1974 in Marocco, Latifa Echakhch vive e lavora in Svizzera. La sua pratica attraversa scultura, installazione e performance, indagando i temi della fragilità, della resilienza e del tempo.
Nella hall di Unlimited ha presentato una grande installazione composta da centinaia di fili di nylon con piccole sfere di vetro alle estremità. L’opera richiama l’istante in cui l’acqua tocca una superficie, sospesa tra il cadere e il risalire: un simbolo di dualità, di forze opposte. Un lavoro che dimostra come anche nei momenti di fragilità o crollo si possa trovare bellezza.
Wei Libo. Senza titolo (Art Basel, Statements)
Wei Libo, nato nel 1994 a Lanzhou (Cina), oggi vive e lavora a Parigi. Attraverso l’utilizzo di materiali naturali come legno e ceramica, uniti a storie personali e riferimenti alla cultura pop, dà vita a lavori in cui tradizione e modernità si uniscono, mescolando ricordi e nuove visioni.
La sua pratica diventa così uno strumento, delicato ma incisivo, per mettere in discussione gli sconvolgimenti socio-economici che hanno stravolto un’intera generazione di giovani cinesi delle zone rurali negli anni Novanta.
Tra dettagli di sorprendente realismo e altri che scivolano verso il simbolismo, l’artista riesce ad accostare legni pregiati a materiali industriali, come metafora della sua ricerca.
Andriu Deplazes. Bodies Circling Fire, 2025 (Art Basel, Unlimited)
Andriu Deplazes (1993, Zurigo), lavora con diversi media, tra cui pittura, monotipi, opere su carta e vetro, e più recentemente sculture in bronzo e ceramica. La sua pratica si concentra in particolare sui temi dell’identità e sulle dinamiche del potere nelle strutture sociali e familiari.
Le sue figure, spesso inserite in paesaggi idealizzati, si muovono tra momenti di calma e atmosfere inquietanti. Questi soggetti, volutamente imperfetti, riflettono l’interesse dell’artista per la fragilità dell’esistenza umana e la vulnerabilità del corpo, mentre per la natura e gli animali è riservata una tecnica più precisa.
Tra colori intensi e sottili tensioni, le sue composizioni ci coinvolgono, invitandoci a far parte del momento.
Mia Sanchez. High Rise, 2021-2025 (Basel Social Club)
Le opere dell’artista spagnola Mia Sanchez (1988) spaziano tra oggetti, fotografie, installazioni e video. Prendono forma a partire da ricordi personali, fatti quotidiani, osservazioni dello spazio pubblico e riflessioni su strutture e ordini sociali.
Per il Basel Social Club ha presentato un’installazione, composta da sculture autoportanti simili a lampade, che richiamano lo skyline di una città. Le opere sono realizzate con tubi di cartone avvolti da collage digitali di facciate di grattacieli e sormontate da paralumi.
Questa proposta riflette sulle dinamiche di classe incorporate nell’architettura verticale, e su come l’ambiente che abitiamo influenza comportamenti, emozioni e scelte morali.

Art Basel ‘25
Alphaville 19.06.2025, 11:30
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