Cinema

Cannes 2025: un’annata che invita alla sorpresa

Juliette Binoche presiede la giuria dell’edizione numero 78, con un po’ meno Hollywood ma in cui non mancano le star: a De Niro sarà consegnata una Palma alla carriera. Tra i registi in concorso ci sono Julia Ducournau, i fratelli Dardenne, Jafar Panahi, Wes Anderson e Mario Martone.

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Juliette Binoche

Di: Chiara Fanetti 

Sembrano meno del solito, quest’anno, gli scandali o i dibattiti che tradizionalmente anticipano l’inizio del Festival di Cannes, se tralasciamo quello riguardante le nuove regole sul look da esibire sul tappeto rosso, dove in sintesi si chiede di “evitare nudità”. La storia però c’insegna che ogni film presentato sulla Croisette può essere una piccola o grande rivoluzione, e il programma della scorsa edizione ne è stato certamente un buon esempio. Megalopolis di Francis Ford Coppola - tanto atteso - ha fatto infuriare gran parte della critica ma ha alimentato un dibattito importante, che riguarda la libertà creativa e l’emancipazione dalle dinamiche di mercato e dalle leggi degli algoritmi. The Substance di Coralie Fargeat ha scandalizzato prima la stampa e poi il pubblico, alla sua uscita in sala, ma ha dato nuova forma al grande tema dello sguardo sul corpo femminile e dell’ossessione per la perfezione estetica, il tutto attraverso gli elementi del body horror, questa volta strumento fra le mani di una donna dietro la macchina da presa.

Un’annata così è un precedente complicato da superare e qualcuno lo ha fatto notare, durante la conferenza stampa inaugurale, a Thierry Frémaux, delegato generale del Festival, che ha prontamente ribattuto ricordando a noi giornalisti come nemmeno l’anno scorso ci saremmo aspettati storie e forme filmiche tanto polarizzanti. Un invito a lasciarci stupire, a guardare prima di trarre conclusioni, ad andare in sala con la mente aperta e libera.

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Meno Hollywood, ma non mancano le star

Scorrendo il programma qualche considerazione comunque la si può, e la si deve, già trarre.

È piuttosto evidente ad esempio la presenza ridotta di cinema hollywoodiano e in generale statunitense, sicuramente una conseguenza diretta degli scioperi dello scorso anno di molti addetti ai lavori - tra i quali gli sceneggiatori e le sceneggiatrici - ma forse anche un particolare segno dei tempi.


Dagli USA nel concorso principale troviamo comunque i nuovi film di Wes Anderson, di Ari Aster, di Kelly Reichardt, di Oliver Hermanus (nel cast del suo The History of Sound ci sono Paul Mescal e Josh O’Connor, coppia di attori che farà la gioia del pubblico più giovane) e della britannica Lynne Ramsay: dopo il riuscito ...e ora parliamo di Kevin (2011), la regista sarà di nuovo alle prese con una storia di maternità complessa, che vede protagonista Jennifer Lawrence e Martin Scorsese in veste di produttore. Il film, intitolato Die, My Love, è un adattamento dell’omonimo racconto della scrittrice argentina Ariana Harwicz.

Fuori concorso Cannes però non si smentisce e resta fieramente stelle e strisce con l’ultimo capitolo della lunga saga cinematografica Mission: Impossible. È difficile credere che Tom Cruise, protagonista dal primo episodio del franchise - diretto da Brian De Palma nell’ormai lontano 1996 - accetti di lasciare andare il suo alter ego Ethan Hunt, agente segreto dell’Impossible Mission Force, eppure così parrebbe. The Final Reckoning, questo il titolo, si preannuncia ricco di location diverse, di inseguimenti e dell’ennesima sfida contro ogni regola della fisica e oltre ogni limite sopportabile da un corpo umano: ci lasceremo stupire anche questa volta dal duetto Tom Cruise (anche produttore della serie di film) e Christopher McQuarrie, già regista dei precedenti tre capitoli della saga. Sempre nel programma fuori concorso un’altra coppia vincente: Spike Lee e Denzel Washington si cimenteranno questa volta con una sorta di remake-tributo ad Akira Kurosawa: Highest 2 Lowest reinterpreta infatti uno dei pochi film noir del maestro giapponese, Anatomia di un rapimento, del 1963.

Dov’è finita la Svizzera?

Non che si voglia guardare troppo al 2024 in questo articolo, ma l’anno scorso il Marché du Film aveva scelto la Svizzera come «Pays à l’Honneur» della sua ricca parte dedicata al mercato. Un riconoscimento prestigioso per l’industria cinematografica nazionale, una vetrina tra le più importanti al mondo. Per questo stupisce in parte l’assenza di produzioni elvetiche nella selezione ufficiale e anche nelle sezioni parallele, eccezion fatta per una coproduzione minoritaria per il documentario Nuit Oscure - Ain’t I a Child? del regista francese Sylvain George, in concorso nel programma ACID. Non mancano i film svizzeri nelle proiezioni destinate ai professionisti del Marché o nei settori dedicati all’industria ma l’assenza nelle selezioni ufficiali è davvero un peccato.

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Tra debutti e memoria

Cannes 2025 mette in fila anche tre esordi alla regia “curiosi” di attori e attrici di grandi fama, per la prima volta dall’altra parte della cinepresa: Scarlett Johansson, Kristen Stewart e Harris Dickinson, tutti nel concorso Un Certain Regard. È un’opera prima anche il film d’apertura, Partir un jour di Amélie Bonnin, una commedia francese leggera che racconta di una giovane chef in ascesa, di ritorno al suo piccolo paese di provincia per dare una mano ai genitori in difficoltà.

Tra i titoli più attesi in concorso ci sono poi il nuovo di Mario Martone, Fuori; Alpha della francese Julia Ducournau (Palma d’oro nel 2021 con Titane); l’ultimo lavoro dei fratelli Dardenne, Jeunes Mères, che ritrae cinque adolescenti alle prese con una maternità prematura, e il tributo - coraggioso e rischioso - di Richard Linklater a Godard, con un racconto che ci porterà dietro le quinte (sempre attraverso la finzione) della realizzazione del capolavoro Fino all’ultimo respiro (À bout de souffle), del 1960. Un atto di memoria, di conservazione forse, due “missioni” che Cannes ha sempre incarnato attraverso le sue scelte, artistiche e potremmo dire anche politiche.


Il regista iraniano Jafar Panahi, perseguitato da anni dal regime di Teheran, sarà in concorso principale con A Simple Accident, mentre nella sezione ACID sarà proiettato Put your soul on your hand and walk, della regista iraniana Sepideh Farsi: il documentario è incentrato sulla figura della fotoreporter palestinese Fatem Hassona, uccisa, insieme ad altri membri della sua famiglia, da un attacco israeliano pochi giorni dopo l’annuncio della presenza del film a Cannes.

In questa prima giornata di festival, a precedere l’apertura ufficiale e la cerimonia d’inaugurazione, sono stati proiettati anche tre documentari sul conflitto in Ucraina, uno di questi, firmato da Yves Jeuland, Lisa Vapné e Ariane Chemin, è dedicato alla figura del presidente ucraino, intitolato semplicemente Zelenskyj.

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RG 12.30 del 13.05.2025 - Cannes, il servizio di Alessandro Bertoglio

RSI Info 13.05.2025, 14:25

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